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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'approfondimento

Ricifari promosso dirigente generale, 7 mesi di dedizione, caparbietà e voglia di fare bene: la provincia perde una guida esemplare

Impossibile raccontare quello che ha fatto e seminato in così poco tempo: è stato un questore che ha dimostrato concretamente di credere in quello che fa e di metterci il cuore

Non ci ha messo molto, pochi mesi appena dei poco più dei 7 che è ad Agrigento, a diventare il punto di riferimento di un'intera, molto spesso confusa e distratta, comunità. Emanuele Ricifari, questore di Agrigento, neo promosso dirigente generale di pubblica sicurezza, fra poco meno di 20 giorni lascerà fisicamente la provincia. Il suo essere, il suo modo di lavorare, interfacciarsi, spendersi, non verrà facilmente dimenticato. E' stato questore per 7 mesi appunto, ma lascerà - grazie alla sua dedizione, caparbietà e voglia di fare bene - il segno. Un segno indelebile perché ha, concretamente, dimostrato di saper essere dalla parte dei più deboli, amico franco e leale, questore desideroso di ripristinare regole e legalità. Le sue, fin dal momento dell'insediamento, non sono state parole vuote, formali, promesse vane. Ma realtà dei fatti perché ha messo competenza, passione ed onestà al servizio di tutti. 

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Ricifari, fin dal suo insediamento, si è speso, con forza a coraggio, per fronteggiare il caos sbarchi su Lampedusa, stabilendo anche quello che - in tema di pre-identificazioni - è stato un vero record e spendendosi per l'apertura del primo commissariato di polizia sulla più grande delle isole Pelagie. 

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Fissando le priorità, ha voluto che la Questura prestasse ancor più attenzione contro i reati patrimoniali e quelli inerenti le estorsioni e l'usura, ma ha sempre, personalmente, avuto un occhio attento sui giovani e la movida. Il ripristino della legalità è passato, tanto a Palma di Montechiaro, ad Agrigento, Raffadali, Campobello di Licata, Porto Empedocle ad esempio, dal volere, e imporre, il rispetto delle regole anche in occasione delle feste patronali. Qualcuno lo ha verosimilmente odiato. Ma il questore Ricifari ha insegnato, a tutti, come una società davvero può riuscire a progredire: solo ed esclusivamente rispettando le norme. 

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Ha preteso che i "suoi" uomini continuassero, e con sempre più attaccamento, la "guerra" contro i traffici di droga e le cessioni. Perché è ai giovani che il questore di Agrigento ha sempre pensato. Quegli stessi che ha solennemente rimproverato - più che i genitori - quando si è trovato dinanzi ubriachi o "fatti". E tante, tantissime, cose le ha fatte senza renderle note, ma solo per i bene di adolescenti e giovani che rischiavano di perdersi. 

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Ricifari, da "buon padre di famiglia", ha anche, in vista di "Agrigento capitale italiana della cultura", richiamato gli amministratori: "No a città sporche, in disordine e preda dell'illegalità".  

Il questore di Agrigento, neo promosso dal consiglio dei ministri, si è occupato di tutti e di tutto nei pochissimi mesi che è stato a capo dell'ufficio del Dipartimento di pubblica sicurezza. Ed ecco perché i "suoi" uomini lo hanno ammirato, stimato ed amato. E non è un fatto usuale per i vertici. Ma è stato allo stesso modo considerato anche dai cittadini. Perché - impossibile raccontare quello che ha fatto e seminato in così pochi mesi - è stato un questore che ha dimostrato concretamente di credere in quello che fa e di metterci il cuore. Ecco perché oggi, chi ha avuto l'onore di conoscerlo davvero è felice per la sua promozione, ma prova anche sentimenti di rammarico e smarrimento. Agrigento avrebbe avuto ancora, ed a lungo, bisogno del questore-dirigente generale di pubblica sicurezza Emanuele Ricifari. 

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