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Sabato, 27 Aprile 2024
Polizia

Sradicata l'abitudine del "si è sempre fatto così" e marginalizzati i criminali: questa la rivoluzione culturale e sociale del questore Ricifari

In poco meno di 8 mesi, l'autorità provinciale di pubblica sicurezza ha cercato, e lo ha fatto mettendoci testa e cuore, di riportare la provincia sui binari della legge, cancellando o raddrizzando questioni che sono state vissute sempre con approssimazione

Ha sradicato l'abitudine del "si è sempre fatto così" ed ha marginalizzato i criminali. In poco meno di 8 mesi ha cercato, e lo ha fatto mettendoci testa e cuore, di riportare Agrigento e provincia sui binari della legge, cancellando o raddrizzando questioni che sono state vissute, da sempre, con approssimazione. Emanuele Ricifari, questore di Agrigento dallo scorso marzo, promosso dirigente generale di pubblica sicurezza, lascia la provincia. Andrà a Roma, nella segreteria del ministro dell'Interno. Martedì si insedierà il nuovo questore Tommaso Palumbo.

"E' stata una partita intensa. Abbiamo portato in porto la barca durante una tempesta annunciata" - ha detto il neo dirigente generale di pubblica sicurezza, analizzando l'esperienza Agrigentina - . Perché questa provincia non è soltanto immigrazione. Anche se la "tempesta annunciata" a cui ha fatto riferimento Ricifari è stata proprio quella che si è, ad un certo punto, abbattuta su Lampedusa e di riflesso anche su Porto Empedocle. 

Marginalizzare i criminali 

"La funzione di pubblica sicurezza è quella di marginalizzare le organizzazioni criminali. E non si marginalizzano solo con le operazioni di polizia che portano il criminale dentro, ma non intaccano il suo 'prestigio' criminale. Quello che abbiamo inteso fare è stato un approccio di politica della sicurezza territoriale - ha spiegato Ricifari -  . Questa è una terra ricca di storia e vive di simboli, proprio per questo il valore simbolico che assumono determinate feste o rappresentazioni pubbliche si sublimano anche in rappresentazioni di potere. Non è stato per essere anticipati ai cittadini, ma anzi per cercare di servirli e recuperare la parte sana della comunità". Il ripristino della legalità è passato, tanto a Palma di Montechiaro, ad AgrigentoRaffadali, Campobello di Licata, Porto Empedocle ad esempio, dal volere, e imporre, il rispetto delle regole anche in occasione delle feste patronali. Qualcuno, e ne è consapevole il questore Ricifari, lo ha odiato. Ma Ricifari ha insegnato, a tutti, come una società davvero può riuscire a progredire: solo ed esclusivamente rispettando le norme. "Marginalizzare un certo mondo è stato un lavoro importante, più ancora di quello sull'immigrazione - ha constatato stamani, durante il saluto alla città - . 

Sradicata l'abitudine del "si è sempre fatto così"

"Mi era già capitato di vietare un funerale o una manifestazione, ma qui mi sono reso conto che la situazione è più grave rispetto alle altre province. E' più grave non tanto sotto il profilo della concreta azione criminale, quanto sotto il profilo culturale. Qua - ha argomentato - ho trovato una abitudine consolidata al 'si è sempre fatto così' che è una malattia nazionale, ma mai come qui! 'Si è sempre fatto così' è l'anticamera di tutti gli errori perché il mondo continua, va avanti e 'si è sempre fatto così' non consolida e non dà sicurezza. E' vero che 'si è sempre fatto così', ma 15-20 anni fa non sarebbe venuto in mente a nessuno, durante una manifestazione religiosa, giocare con i petardi in mezzo alla folla. Invece abbiamo visto che anni fa, altrove e potenzialmente potrebbe accadere anche qua, qualcuno - ha portato degli esempi chiari - lo ha fatto e la gente ci è morta a Torino. 'Si è sempre fatto così' si scontra con l'evoluzione delle cose. Se si vuole restare aggancianti ad un briciolo di civiltà e vita comune, queste cose non possono essere trascurate. Noi spesso dimentichiamo che la funzione di pubblica sicurezza non è correre appresso ai ladri, quello è accessorio. Una cosa è 'giocare' a 'guardie e ladri' e altro è la pubblica sicurezza". Ricifari non ha nascosto la sensazione che ha colto, specie negli ultimi giorni, con i riscontri e le attestazioni di stima ed affetto: "Pian piano lo hanno capito anche i cittadini. Hanno capito, seppur nelle polemiche, che San Calogero si può fare rispettando le tradizioni. Ma non ci sono state 57 persone passate, come negli anni scorsi, dal pronto soccorso. Quest'anno sono state solo 3, e questo è un risultato. Ringrazio quindi la Diocesi e il vescovo che si è schierato con noi, ed è stata un'azione impopolare. E questo è un fatto dal quale difficilmente si potrà tornare indietro. E i primi guardiani sarete voi - ha detto richiamando la stampa ad una delle sue funzioni principali - . Mi rendo conto che, adesso, il 'si fa così' è consolidato. Dopo il mese di luglio, tutti si sono informati per capire come dovevano fare per le festività religiose".  

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LA VIDEOINTERVISTA. “Una vita da mediano”, il questore Ricifari saluta la città: ”Abbiamo corso e vinto insieme”

"Una vita da mediano"

"Ho avuto una squadra che ha giocato all'attacco e non in difesa e abbiamo coperto gli spazi in materia di sicurezza. In questa Questura ho trovato una grande squadra di mediani, esattamente come me - ha aggiunto, con un filo di commozione, il questore Ricifari - . Con me hanno corso tanti mediani e abbiamo corso bene. Voglio rendere pubblico riconoscimento ai miei collaboratori più diretti e al personale di avere corso tanto, assieme a me. E questo non è scontato, ho fatto 12 sedi nella mia vita professionale. Ci sono stati uffici in cui mi sono trovato molto bene, uffici in cui mi sono trovato a dover ricostruire, uffici in cui mi sono trovato molto male. Io ho sempre corso e dando l'esempio di correre mi sono venuti dietro. Qua ho corso, ma erano già abituati a correre, per cui devo dire di aver trovato una Questura già efficiente e di essermi calato in questa realtà in maniera facile. Penso che abbiamo fatto bene il nostro mestiere e se bene lo abbiamo fatto, io sono stato solo il direttore tecnico. Ho dato l'impronta di giocare all'attacco che ha significato: provare a giocare d'anticipo. Fare prevenzione significa - ha chiarito - questo: immaginare da dove possono sorgere i problemi e a disinnescarli, a smontarli prima che si possano produrre. Questo ci consente di rendere il servizio migliore al cittadino che magari non se ne accorge e quindi non può applaudire. Quando c'è il collega che si butta in  mezzo al fuoco e salva una famiglia è bellissimo, ma se il fuoco non lo facciamo divampare è ancora più bello. Consentitemi di dire grazie soprattutto a questi due - ha detto riferendosi al vicario Francesco Marino e al capo di Gabinetto Antonio Squillaci che ha avuto di fianco durante l'incontro di saluti alla città -. Perché assieme a loro ho trascorso 18 ore al giorno e 24 fra telefono e messaggi".  

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