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Dopo la cattura

Matteo Messina Denaro ha massimo tre anni di vita, nel covo il "tesoro" non è stato trovato

Al supercarcere dell'Aquila sono state valutate le condizioni cliniche del boss, le cure gli saranno somministrate all'interno dello stesso istituto di pena. Per la prima volta nella sua storia l'ex primula rossa avrà un legale di fiducia: ha scelto la nipote

Un anno e mezzo, al massimo tre anni. Sarebbe questa - a detta dei chirurghi della clinica Maddalena - l'aspettativa di vita del boss playboy, amante delle belle donne, coinvolto in festini hard e con un patrimonio di 4 miliardi di euro. Nel centro di alta specializzazione oncologica, Matteo Messina Denaro fu operato nel maggio 2021, dopo l'operazione di un "adenocarcinoma mucinoso del colon" all'ospedale di Mazara del Vallo avvenuta il 13 novembre 2020. 

Piantedosi: Escluso che Messina Denaro volesse consegnarsi

"Nella maniera più assoluta è stato escluso dagli inquirenti" che Matteo Messina Denaro volesse consegnarsi, "non ci sono retroscena né possibilità che si volesse consegnare per qualsiasi motivo. Si è comportato da latitante fino alla fine". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a Porta a Porta, in onda stasera, smentendo ricostruzioni su una consegna volontaria del capomafia malato.

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Messina Denaro è in gravi condizioni

Messina Denaro, che per i medici era Andrea Bonafede di Campobello di Mazara, disse di soffrire di emicrania e di non avere familiari che abbiano avuto tumori. "Le sue condizioni sono gravi - dice Vittorio Gebbia, responsabile dell'Oncologia medica - la malattia ha avuto un'accelerazione negli ultimi mesi. Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute". Gebbia dice che la prognosi infausta è stata "accolta con grande dignità" dal paziente che aveva, la "piena consapevolezza delle sue condizioni di salute" e "nessun atteggiamento che potesse destare sospetti" sulla sua vera identità. Dopo la valutazione multidisciplinare chirurgica e la risonanza magnetica che scopre le metastasi al fegato gli specialisti scrissero che "il quadro depone per malattia ad alto rischio". Dopo i 4 cicli di chemio il boss venne operato per la resezione delle metastasi al fegato alla Maddalena il 4 maggio 2021. Il mafioso era ottimista e scherzava coi chirurghi: "Forza che ce la facciamo. Mettetemi a posto che devo tornare in palestra". L'operazione durò tre ore. Al risveglio Messina Denaro chiese ai medici: "Avete tolto tutto?". Dopo l'operazione ricominciò le sedute di chemioterapia. Interrotte ieri alla Maddalena dal blitz del Ros.

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In carcere all'Aquila, in una cella singola

Dopo l'arresto di ieri, "Diabolik" si trova - sorvegliato 24 ore su 24 - in una cella di poco più di 10 metri quadrati nel supercarcere dell'Aquila. Si tratta del penitenziario italiano con il maggior numero di detenuti al 41 bis. L'ormai ex latitante più ricercato d'Italia ha passato tranquillo la giornata, durante la quale è stato affidato alle cure dei medici della Asl. Sono state valutate le condizioni cliniche del boss, le cure gli saranno somministrate all'interno dello stesso istituto di pena. "Riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie - ha spiegato il Garante dei detenuti dell'Abruzzo, Gianmarco Cifaldi -. Garantiremo il suo diritto alla salute".

La sua cella non differisce per nulla da quelle degli altri, con un letto saldato a terra, un gabinetto e una televisione con i canali bloccati. Non è possibile infatti avere accesso alle emittenti regionali, per evitare il rischio che possano in qualche modo essere trasmessi messaggi in codice destinati ai boss. Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo Operativo Mobile. La vita all'interno dell'istituto prevede per i detenuti l'assoluto divieto di socialità o di incontro, con appena un paio di ore d'aria al mese. C'è comunque la possibilità di accedere alla biblioteca o di leggere i giornali, in alcuni casi censurati se riportano fatti o articoli riguardanti processi nei quali siano coinvolti, anche indirettamente, i detenuti stessi. Esistono solo celle singole e per ogni sezione è predisposta una cella come presidio sanitario. In questo modo i detenuti non devono spostarsi dal proprio corridoio - composto da file di cinque o sei celle per lato - per poter ricevere le cure dei medici. Al momento all'Aquila sono presenti 159 persone, di cui 12 donne. Sono tutti in regime di 41 bis ad eccezione di una ventina di detenuti che sono destinati però ai lavori di
manutenzione o di cucina all'interno del carcere. 

Per la prima volta nomina un avvocato: è la nipote  

Matteo Messina Denaro è stato sempre assistito da difensori d'ufficio. Per la prima volta nella sua storia, adesso avrà un legale di fiducia. Lo ha scelto nella sua stessa cerchia familiare. La sua posizione sarà seguita, anche se l'incarico non è stato ancora formalizzato, dalla nipote Lorenza Guttadauro (che ha detto di non essere ancora informata della nomina da parte dello zio) . Si tratta della figlia di Filippo Guttadauro e di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss. Il nonno di Lorenza Guttadauro, Giuseppe, è indicato come lo storico boss di Brancaccio. Il primo processo è previsto per il 19 gennaio nell'aula bunker di Caltanissetta dove Messina Denaro è imputato per le stragi di Capaci e Via D'Amelio del 1992.

Il "tesoro" non è stato trovato

Nell'appartamento di 60 metri quadrati - un soggiornino, una cucina, una camera da letto e un bagno in una palazzina di due piani - in pieno centro abitato a Campobello di Mazara, non sarebbero stati trovati documenti particolari: dato che induce i magistrati a sospettare che quella di vicolo San Vito fosse solo l'abitazione. L'ex primula rossa di Cosa Nostra probabilmente aveva scelto un altro luogo per nascondere il suo "tesoro".

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Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che avrebbe "prestato" l'identità a Messina Denaro - trovato in possesso di una carta d'identità a lui intestata ma con la fotografia del capomafia - ha ammesso di conoscerlo fin da ragazzo e di aver acquistato con 20 mila euro dategli dal boss l'appartamento di vicolo San Vito. Carabinieri e pm della Dda stanno adesso cercando di capire come sia stato possibile per Messina Denaro sfuggire alla cattura per un anno vivendo in uno dei paesi più controllati d'Italia. Campobello di Mazara sarebbe piena di telecamere piazzate dagli inquirenti durante le ricerche del padrino. Ce ne era una perfino nel bar a pochi metri dalla casa: e nel locale teneva i summit Francesco Luppino, vecchio boss finito in manette. 

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