Il boss prima di morire sarebbe stato anche "Vito Firreri" e avrebbe usato pure il cognome "Averna". Questa ricostruzione emerge dall'appello col quale la Procura ha impugnato la sentenza di condanna a 6 anni e 8 mesi proprio di Andrea Bonafede, ovvero il suo alter ego
Durante gli interrogatori Massimo Gentile e Cosimo Leone si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il terzo indagato, Leonardo Gulotta, che avrebbe ceduto il suo numero di telefono al boss dal 2007 al 2017, ha respinto le accuse. Il capo d'imputazione per lui è stato limitato al periodo dal 2014: prima era minorenne. Chiesta la scarcerazione
Cosimo Leone, in servizio all'ospedale di Mazara del Vallo, si sarebbe messo a disposizione del capomafia durante il suo primo ricovero, avvenuto tra il 9 e il 18 novembre 2020. Tutti i movimenti ricostruiti attraverso i tabulati. I pm: "Conosceva Andrea Bonafede e sapeva benissimo che il paziente non era lui"
Dall'ordinanza contro tre presunti fiancheggiatori del mafioso emerge che, mentre tutto il mondo lo cercava, usando l'identità e i documenti dell'architetto Massimo Gentile, insospettabile dipendente comunale in Lombardia dal 2019, il boss avrebbe comprato una 500 e poche ore prima versato 9 mila euro in contanti in una filiale dell'Unicredit
Blitz del Ros tra Trapani e la Lombardia. In carcere finiscono Cosimo Leone, in servizio all'ospedale di Mazara del Vallo, che si sarebbe occupato delle terapie del boss, e Massimo Gentile, dipendente comunale che si occupa dei lavori pubblici a Limbiate (Monza), che gli avrebbe prestato l'identità. In manette anche Leonardo Gulotta
Ad Andrea Bonafede, dipendente comunale di Campobello di Mazara, cugino omonimo del geometra che aveva prestato l'identità al mafioso, sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di reclusione con l'abbreviato. Era stato arrestato il 7 febbraio e si era difeso sostenendo di aver fatto "una cortesia" al suo parente
Lorena Ninfa Lanceri ed Emanuele Bonafede, dopo la richiesta di giudizio immediato della Procura, hanno scelto il rito abbreviato. Furono arrestati a marzo. Per l'accusa si sarebbero occupati del mafioso nell'ultima fase della sua latitanza, quando sarebbe andato regolarmente a pranzo e cena a casa loro. Lei gli scriveva: "Sei il regalo più bello della mia vita"
Il mafioso, affetto dal 2020 da un tumore al colon e recluso da gennaio al 41 bis, il mese scorso era stato operato all'intestino. Dal 5 settembre era stato trasferito nella terapia intensiva dell'ospedale San Salvatore per gestire i postumi dell'intervento
E' quanto emerso da fonti sanitarie e carcerarie, in seguito a valutazioni sulle condizioni di salute del boss affetto da un tumore in stadio avanzato, che attualmente non sarebbero compatibili con la detenzione in carcere
Il maresciallo Luigi Pirollo ed il consigliere di Mazara Giorgio Randazzo, arrestati perché avrebbero sottratto documenti riservati legati alle indagini sul boss e tentato di rivenderli all'agente fotografico Fabrizio Corona, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere durante gli interrogatori
Era stato ricoverato in ospedale per un malore causato da effetti collaterali della chemioterapia a cui è sottoposto. Poi è stato riportato in carcere. Da anni è in cura per un cancro al colon
I dispositivi informatici sono stati trovati durante le perquisizioni compiute a Mazara del Vallo e a Milano, dopo l'arresto di Luigi Pirollo e di Giorgio Randazzo. Saranno analizzati per verificare se contengano altri documenti segreti sottratti illecitamente. Lunedì gli interrogatori
Dopo l'operazione chirurgica non invasiva e non collegata al tumore, l'ex superlatitante è tornato in cella scortato e con misure di sicurezza straordinarie
Non è stato ancora deciso chi tra i detenuti al carcere duro nell'istituto di pena aquilano trascorrerà l'ora quotidiana di socialità con il boss che è recluso al 41 bis dal 16 gennaio
Dall'interrogatorio del boss emerge che in caso di necessità avrebbe contattato i suoi prestanome e che questi avrebbero saputo automaticamente che avrebbero dovuto vendere i beni intestati fittiziamente, depositare i soldi in banca e poi consegnarli al mafioso poco alla volta. Già scoperto un patrimonio dal valore di oltre 4 miliardi
Il boss, che è indagato per una tentata estorsione aggravata nei confronti di una proprietaria terriera, parla di questa vicenda: "Ma quale minaccia, rivendicavo un diritto. Sono Messina Denaro, mica Biancaneve"
Il tribunale del Riesame ha rigettato l'istanza di liberazione avanzata dall'indagata, finita in cella lo scorso 13 aprile. Per l'accusa avrebbe avuto una relazione con il mafioso sin dal 1996, sarebbe a conoscenza dei suoi affari e conoscerebbe i covi in cui si è nascosto per oltre tre decenni
La donna avrebbe frequentato per anni i luoghi in cui il boss si è nascosto durante la latitanza, ma come emerge dai pizzini sarebbe stata anche a conoscenza dei suoi investimenti, dai quali avrebbe anche tratto profitto. I pm parlano pure di una forma di "adorazione" e di "totale adesione agli ideali di uno dei più feroci criminali"
Il professionista di Canicattì, Calogero Montante, lo scorso 11 marzo, dopo aver fatto presente di voler rinunciare al mandato per incompatibilità, aveva ricevuto una telefonata minatoria
La decisione del Riesame per Rosalia, che aveva chiesto la scarcerazione. E' accusata di associazione mafiosa: avrebbe gestito la cassa ma si sarebbe pure occupata dello smistamento dei pizzini. Proprio da uno dei messaggi trovato nella sua casa erano partiti gli accertamenti in ambito sanitario che hanno poi portato alla cattura del boss
Nell'ordinanza che ha portato all'arresto di Lorena Lanceri e del marito Emanuele Bonafede, che avrebbero ospitato il boss a Campobello di Mazara, il giudice sottolinea "il flop di anni e anni di ricerche con sistemi sofisticatissimi". Definisce "incredibile" che per 7 anni il boss abbia condotto una vita normale proprio dov'era più ricercato
Dall'ordinanza con cui sono finiti in carcere altri due fiancheggiatori del boss, Lorena Ninfa Lanceri e il marito Emanuele Bonafede, emergono le entrate e le uscite del mafioso che appuntava meticolosamente anche esborsi di 10 euro. Tante le sigle ancora da decifrare. Dal 2014 al 2021 annotato un "capitale" costante: da dove veniva?
I contatti con Laura Bonafede, figlia del capomafia ormai defunto Leonardo, e l'ex superlatitante. Nei messaggi emergono riferimenti ad altri fiancheggiatori come "Blu", "Bagnino" e "Squallido", ma anche la gelosia della donna nei confronti di "Diletta", alias Lorena Lanceri che è stata arrestata stamattina col marito
I due avrebbero aiutato l'ex superlatitante a nascondersi, ma avrebbero anche fatto parte della catena umana necessaria per la trasmissione dei pizzini. In casa loro il boss avrebbe pranzato diverse volte, come documentato dalle riprese di alcune telecamere e anche da una fotografia trovata sul suo cellulare