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Sabato, 27 Aprile 2024
Il futuro della musica all'ombra dei monumenti

Siti archeologici troppo “costosi” e organizzatori di grandi eventi in fuga: i concerti estivi rischiano di sparire

Con il decreto del ministero dei Beni culturali, che aumenta i canoni di locazione, diventa assai più complicato rientrare nelle spese ed evitare il “flop”, anche affidandosi ad artisti molto popolari. Ecco quanto deve spendere oggi un organizzatore, con la paura di rimanere con le tasche vuote o addirittura indebitato appena si spengono i riflettori

E’ davvero un paradosso pensare che i grandi eventi musicali all’ombra dei templi possano sparire o comunque ridimensionarsi notevolmente alla vigilia di Capitale italiana della cultura 2025. I concerti che vedono protagonisti i grandi nomi della musica dovrebbero anzi moltiplicarsi ed essere già dentro cartelloni ben programmati, già pronti ad essere divulgati e pubblicizzati. Tutto questo con l’obiettivo di attirare turisti che potrebbero già organizzare le vacanze dalle nostre parti unendo archeologia e musica. 

Proprio così. Archeologia e musica in un connubio vincente per rilanciare il territorio, come due “promessi sposi” che tutti quanti dovrebbero fare in modo di unire in matrimonio agevolandoli a tutti i costi. Ed è proprio questo il punto: i costi. Organizzare un concerto nella Valle dei templi e più in generale in un sito archeologico capace di sostituirsi naturalmente alla più bella scenografia artificiale, costa di più rispetto al passato, costa troppo secondo chi investe sulla musica dal vivo.

E così le grandi stagioni estive a cui ci eravamo abituati, con almeno 10 appuntamenti concentrati in 2 mesi e con i big della musica italiana, potrebbero sparire perché avere in concessione un’area archeologica, per allestire palco e platea, oggi prevede un canone di locazione decisamente aumentato, anche più del doppio rispetto al passato. E’ il risultato del decreto del ministero dei Beni culturali dell’11 aprile 2023 (successivamente recepito dalla Regione) che fissa le nuove tariffe.

Il primo esempio che viene in mente, parlando di Agrigento, è Piano San Gregorio, l’area sotto la collina dei templi dove, il 9 maggio del 1993, Giovanni Paolo II lanciò il celebre anatema contro la mafia. Area che poi, a partire dal 1999 fino al 2023, ha regalato eventi memorabili con tutti i cantautori italiani che hanno fatto la storia della musica: Pino Daniele, Lucio Dalla, Francesco De Gregori e Antonello Venditti, Zucchero, Giorgia, Riccardo Cocciante con Notre Dame de Paris, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Claudio Baglioni. Arrivò anche Fiorello in una delle tante estati di grande spettacolo. L’elenco sarebbe lunghissimo per ricordare oltre 20 anni di storia. Dal 2024, però, sarà molto difficile mantenere la tradizione.

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E va detto che negli ultimi anni altre location nella Valle dei templi hanno fatto da sfondo ad eventi importanti. Ne citiamo due: “Festivalle” ed “Ellenic Music Festival” che per le edizioni del 2024 hanno già attivato le prevendite. Quest’ultimo prima a Piano San Gregorio e poi al nuovo teatro della Panoramica dei templi di fronte alle case Sanfilippo.

I costi in dettaglio

“A Piano San Gregorio - ci spiega Enzo Bellavia, l’imprenditore agrigentino che dalla fine degli anni Novanta organizza i concerti proprio in quell’area - quest’anno bisogna versare un canone base di 23mila euro contro i 10mila necessari fino all’anno scorso. E non è tutto: adesso dobbiamo anche corrispondere una percentuale variabile dal 5 al 15 per cento sul prezzo del biglietto. 

Facciamo un esempio pratico: un grande concerto, come quello di Zucchero che abbiamo visto a Piano San Gregorio nel 2023, in base alla capienza massima di circa 4mila persone, potrebbe generare un incasso lordo di 300mila euro. Considerando il canone con la tariffa aggiornata e fissando la percentuale sui biglietti “a metà strada” (quindi il 10 per cento), la spesa per affrontare un simile rischio imprenditoriale, relativa solamente alle somme da versare per l’utilizzo dell’area, supera 50mila euro. Ma ovviamente questa è solo la prima voce. Se andiamo a sommare la Tosap del Comune (circa 4mila euro), il canone per l’utilizzo del parcheggio (500 euro forfettarie se non viene usato oppure il 10 per cento sui biglietti se viene utilizzato) e l’area per il bar (500 euro fisse), la Siae, i vigili del fuoco, l’integrazione di servizi aggiuntivi ed essenziali, palco, luci, allestimento platea e tribune, manutenzione anche straordinaria (basti pensare alla pioggia che nel 2023 rese il terreno un pantano in occasione del concerto dei Modà) e, dulcis in fundo, il cachet dovuto all’artista, direi che davvero non rimarrebbero gli occhi per piangere”.

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Insomma, allestire oggi un cartellone con circa 10 serate, come quello visto fino allo scorso anno, avrebbe, parlando sempre e solo di canoni di locazione e senza metterci tutte le altre spese appena snocciolate dall’imprenditore interpellato, un costo superiore a 500mila euro. Una cifra davvero esagerata che quindi esporrebbe ad un rischio troppo alto.

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Le alternative alla Valle dei templi

Con gli imprenditori della musica dal vivo letteralmente “in fuga” dai i siti archeologici di tutta la Sicilia, le strategie per superare l’ostacolo sono già state messe in campo, almeno altrove. Sì perché il problema investe indistintamente tutti i siti archeologici dell’isola. E per questo si sono cercate, e trovate, valvole di sfogo: il teatro di Taormina ha ridotto notevolmente gli eventi per il 2024 (con grande preoccupazione degli operatori turistici che sui concerti puntavano tantissimo per la stagione estiva) dirottando tutto a Villa Bellini. A Palermo gli eventi si concentrano (e c’è già un cartellone ben definito) al Velodromo. 

E Agrigento? Ha un piano b? Esistono spazi o strutture alternative e adeguate?

Possiamo mettere da parte la Valle dei templi e trovare nuove location per evitare spese eccessive, ma agli artisti piace esibirsi con i monumenti illuminati alle spalle. Spesso lo impongono come condizione necessaria".

                                                                                                                                                                                                                                          Enzo Bellavia

“Potremmo anche decidere - aggiunge Bellavia - di abbandonare l’idea di allestire gli spettacoli nella Valle dei templi e spostarci altrove. Piazzale Ugo La Malfa, Parco dell’Addolorata qualora fosse agibile e in buone condizioni, lo stadio Esseneto (che però non può accogliere oltre 5mila presenze per questioni di sicurezza e che necessiterebbe di apposito adeguamento per ospitare più persone), persino lo “Sport Village” che gestisco personalmente. Sono tutti esempi concreti. Ma il punto è che queste location non dispongono dello scenario spettacolare offerto dai templi. E a questo specifico aspetto l’artista che decide di esibirsi ad Agrigento ci tiene tantissimo, addirittura al punto da rifiutare se non gli viene offerta l’opportunità di cantare con il monumento sullo sfondo. Quindi la nostra strategia dovrebbe cambiare radicalmente: non dovremmo più ‘vendere’ la Valle dei templi ma Agrigento città. Otterremmo il medesimo riscontro?”.

Il ruolo del Parco archeologico Valle dei templi

Sostanzialmente il Parco recepisce il nuovo decreto ministeriale e si adegua di conseguenza essendo l’ente al quale versare le somme. Se però decide di organizzare un evento tutto suo, è esonerato dal pagamento dei canoni per l’utilizzo del sito archeologico da occupare per lo svolgimento dello spettacolo.

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“Negli anni precedenti - ci ha detto il direttore del Parco, Roberto Sciarratta - abbiamo realizzato e promosso diversi eventi culturali e musicali di notevole spessore. Tutti progetti che continueremo a tenere in vita e a rendere ancora più appetibili. Gli ultimi in ordine di tempo li abbiamo proposti nel nuovo teatro della Panoramica dei templi appena è stato completato e reso fruibile. Teatro che, essendo collocato a poche centinaia di metri dal tempio di Giunone, rientra comunque tra le aree sottoposte al pagamento del canone con le nuove tariffe. Noi ci siamo semplicemente adeguati a quanto stabilito dal decreto del ministero dei Beni culturali”.

Non possiamo prendere in adozione progetti che sono sempre stati portati avanti dai privati per agirare l'ostacolo dei canoni. Sarebbe una strategia poco credibile. Noi ci limitiamo a recepire e ad adeguarci alle nuove disposizioni ministeriali".

                                                                                                                                                                                                                                        Roberto Sciarratta

Ma il Parco potrebbe intervenire per agevolare gli imprenditori privati? Magari “prendendo in adozione” eventi che ritiene di indiscutibile valore culturale o capaci di incentivare le presenze turistiche? “Ci sono rassegne di concerti che esistono ormai da diversi anni - spiega Sciarratta - e che vengono puntualmente riproposti da tempo. Il Parco non può, ad un certo punto, far proprie iniziative che fino ad oggi sono state ad esclusivo appannaggio dei privati. Sarebbe fino troppo evidente che si tratterebbe di un intervento appositamente mirato ad eludere il pagamento dei canoni alla luce degli aumenti in vigore con l’ultimo decreto. E sarebbe quindi una strategia poco credibile”.

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