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Le esigenze cautelari

Avidità e mercimonio della funzione: le prerogative di Di Giovanni secondo la Dda e i carabinieri

Secondo quanto emerge dall'inchiesta della Dda e dei carabinieri il dirigente comunale sarebbe stato appellato, dai suoi interlocutori, con i soprannomi di "Tano gnam gnam", "man bassa" e "tutto mio"

"Il mercimonio della propria funzione sembra essere una vera e propria prerogativa del dirigente che per la sua avidità riesce addirittura a guadagnarsi il disprezzo di Gaglio, Chiavitello e Terzo". Così è stato scritto - evidenziando la necessità di esigenze cautelari - per Gaetano Di Giovanni che, stando a quanto evidenziato dai carabinieri e dalla Dda di Palermo che ha coordinato l'inchiesta, avrebbe palesato astuzia per mettere a punto accorgimenti per eludere eventuali intercettazioni. Di Giovanni, appellato con i soprannomi di "Tano gnam gnam", "man bassa" e "tutto mio",  - secondo le ricostruzioni investigative - avrebbe costretto i propri interlocutori a recarsi da lui senza telefoni, a fissare incontri in posti "neutri" e a farsi raggiungere da terzi per farsi consegnare il denaro all'interno di bagni delle aree di servizio. 

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I magistrati della Dda hanno chiesto, e ottenuto, la misura cautelare in carcere perché hanno ritenuto "elevatissimo il pericolo di commissione di reati della stessa indole". Di fatto, gli inquirenti hanno voluto interrompere - e lo hanno evidenziato nella richiesta di custodia cautelare - non solo il rapporto fra il pubblico ufficiale e l'amministrazione, ma impedire che potesse esercitare influenza tramite terzi e quindi piegare l'ente. 

Di Giovanni, è emerso anche questo dall'inchiesta che stamani gli ha fatto notificare un provvedimento di custodia cautelare in carcere, era un soggetto monitorato dalla polizia giudiziaria per via di precedenti denunce ed esposti anonimi.   

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Esigenze cautelari, evidenziate dalla Dda, che per Gaetano Di Giovanni sono state accolte dal gip del tribunale di Palermo Elisabetta Stampacchia. 

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