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Lunedì, 29 Aprile 2024
Inchiesta "Dark Community" / Favara

"Vedi se mi aiuti, mi porti un pezzettino per farmi una fumata": donna ricoverata implorava il suo pusher

L'intercettazione sul quarantenne favarese finito in carcere: “Che minchia devo fare … già a poco a poco mi deve dare mille euro”

“Vedi se puoi fare qualcosa e mi aiuti … mi porti un pezzettino .. un pezzettino per farmi una fumata .. una .. non è chiedo tante .. una”. Implorava. Al telefono – rigorosamente intercettato – non faceva altro che chiedere, e richiedere, di essere raggiunta in comunità e rifornita di “roba”. In maniera esplicita, dall’altra parte, il quarantenne Chyarl Bennardo (che, in esecuzione all’ordinanza firmata dal gip Stefano Zammuto, è stato portato in carcere) chiedeva soldi: si parlava 10, 20, 50 euro. Denaro che veniva però barattato con il sesso: se la ragazza avesse acconsentito a prestazioni sessuali, la droga – cocaina, metadone, crack – sarebbe arrivata senza nessun problema. Ma prima il rapporto, poi la droga.

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E con l’intercettazione telefonica delle ore 18,01 del 16 marzo del 2020 è emerso che la ragazza – ospite della comunità per disabili psichici e tossicodipendenti di Favara – doveva già mille euro a Bennardo. A chiamare il presunto pusher, utilizzando un linguaggio criptico – si parlava di “sigarette” –, è stato uno degli operatori della comunità, che è stato raggiunto dal divieto di dimora nell’Agrigentino: “Questa mi sta facendo problemi, sono due giorni che non ne … altrimenti mi licenzio e succedono cose peggiori, mi sta rompendo la minchia”. E Bennardo, stando a quanto emerge dall’intercettazione, riportata nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe detto: “Che minchia devo fare … già a poco a poco mi deve dare mille euro”. Per il gip si tratta di una ulteriore conversazione di rilevanza investigativa che dimostra, ancora una volta, “le continue richieste di droga della paziente al Bennardo e il ruolo essenziale” svolto dall’operatore della comunità. L’inchiesta antidroga “Dark Community” – che ha permesso di eseguire a Favara 7 ordinanze cautelari (sono solo 2 gli arresti in carcere) – è stata sviluppata dai carabinieri della tenenza di Favara, coordinati dal procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella e dal sostituto Paola Vetro.

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