rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Esclusivo

Così i droni consegnano droga e cellulari in carcere: ecco le vie dove si nascondono i ''piloti''

Gli abitanti: "Alcune cose si vedono o si sentono solo di notte. I lampioni sono spenti, è un posto perfetto per i decolli". E, come ha verificato l'inchiesta di AgrigentoNotizie durante ore di appostamento di giorno e di notte, nessuno controlla

"Ah bellaaaaa! A chi cerchi?". La domanda urlata dalle inferriate delle finestre che si affacciano su via Monsignor Costantino de Simone, una traversa della statale 122 che collega Agrigento con Favara, risuona nell'aria poco dopo le cinque del pomeriggio. Asciugamani, felpe, pantaloni sono rimasti appesi, lasciati ad asciugare, dalla mattina quando, a distanza di circa 100 metri dalla stradella privata, si sentiva soltanto cantare o gridare frasi incomprensibili. A mezzogiorno non c'era anima viva affacciata. Nessuno che buttasse lo sguardo verso quella insenatura stradale che si inerpica per circa 250 metri e poi lascia spazio a un viottolo in terra battuta che, scendendo fino a valle, costeggia l'intero carcere di Agrigento. Al tramonto però, quasi come se si aspettasse un non autorizzato colloquio a distanza, più detenuti fanno capolino da quelle inferriate. Il più audace, chiede urlando. Non ottiene, naturalmente, la mia risposta. Ad Agrigento, così come ad Asti, Genova, Viterbo, Roma, Palermo, Catania è allarme per i droni che consegnano microtelefoni cellulari e droga ai carcerati. Un giro di affari da circa 100mila euro solo per il periodo settembre-dicembre 2023.

La stima è stata fatta dalla polizia all'inizio di febbraio, quando la squadra mobile di Asti ha arrestato 4 uomini: due nel Napoletano, uno in provincia di Viterbo e uno già detenuto nel carcere di Agrigento, accusati di comporre un’organizzazione che si occupava dei recapiti, anche di schede sim e caricabatterie, ai reclusi di Asti, Saluzzo (Cuneo), Agrigento, Catania, Ascoli Piceno, Benevento, Teramo e Ariano Irpino (Avellino). 

Fermata all'ingresso con 7 cellulari nella vagina

Droga e cellulari, da almeno un decennio, riescono a entrare nelle carceri. Gli escamotage utilizzati, dai familiari dei detenuti, sono i più svariati: si va dall'infilare strisce di hashish nei gambali dei jeans accuratamente ripiegati e sistemati in pacchi con abbigliamento, così come è stato di recente scoperto ad Agrigento, al nascondere minuscole dosi di "fumo" e cocaina nelle mandorle aperte e svuotate con precisione chirurgica, come accertato al carcere romano Regina Coeli. Tra i tentativi è famoso quello di una donna che, presentandosi per il colloquio con un parente recluso, era riuscita a entrare, e a superare i controlli del primo accesso, con 7 microcellulari occultati nella vagina. Negli ultimi anni sono però aumentate, un po' in tutte le case circondariali della penisola, le scoperte di apparecchietti volanti e radiocomandati: i droni.

Drone per le consegne in carcere sequestrato dalla squadra mobile di Asti (Torinotoday)

Ad Agrigento, nel carcere Pasquale Di Lorenzo, lo scorso anno sono stati "bloccati" almeno tre o quattro droni con i rispettivi carichi di telefonini e caricabatterie. In un caso, il pacco con 5 mini cellulari è stato ritrovato sul muro di cinta del penitenziario. In realtà non sono stati sorpresi in volo e abbattuti. Secondo i bene informati, sono stati semplicemente ritrovati dopo che per problemi tecnici erano caduti al suolo: improvvisi guasti o errori di manovra. La polizia penitenziaria, ad Agrigento così come nel resto della penisola, non è nelle condizioni di bloccarli. Non possono sparargli e quando si è parlato di droni abbattuti con mazze o spranghe sono state - sempre a detta di chi lavora nelle carceri - "leggende metropolitane". I sindacati, da tempo, reclamano la creazione di nuclei antidroni composti dagli agenti di polizia penitenziaria.

Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, di recente, partecipando a un convegno alla Camera, ha ribadito che "per eliminare il problema serve installare nelle carceri dei jammer (disturbatori di segnale), ma mi è stato già risposto che così neppure la penitenziaria avrebbe potuto utilizzare i telefonini". Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, ha annunciato che "si sta valutando la possibilità di schermare gli istituti penitenziari d'Italia, creando delle white list riservate ai soli cellulari degli agenti". La polizia penitenziaria è scettica perché le sperimentazioni fatte in passato non hanno avuto seguito a causa dei costi elevati. L'amministrazione carceraria ha, intanto, organizzato dei corsi per comandanti della penitenziaria e direttori per il contrasto a questi accessi, con i mezzi al momento a disposizione. 

Polizia penitenziaria, organico non sufficiente

A livello nazionale il numero dei detenuti supera le 58mila unità. Uomini e donne della polizia penitenziaria in servizio sono invece 36mila, di cui appena 19mila operativi nelle sezioni detentive. Nel carcere di Agrigento i reclusi, a fine febbraio, sono 340. I poliziotti penitenziari in servizio 230.

Gli agenti fanno quello che possono: controllano, ritrovano e sequestrano, all'interno e all'esterno delle carceri, microcellulari e droga. Ad Agrigento, soltanto nel 2023, sono stati almeno una quarantina i telefonini sequestrati, anche nell'area "Alta sicurezza" (dove sono reclusi tutti i condannati per reati di tipo associativo: mafia, traffico di droga). Un centinaio invece, secondo il Sappe, quelli ritrovati nel giro di pochi mesi fra Lecce, Foggia, Bari, Trani e Taranto.   

"Non è possibile che lo Stato sia 10 anni indietro rispetto alla criminalità organizzata. Non possiamo affrontare la prevenzione dei droni con le fionde. Dobbiamo creare dei nuclei antidroni capaci di intercettarli e abbatterli

Donato Capece (Segretario nazionale Sappe)

Come avvengono le consegne con i droni

Sono a batteria, ma talvolta anche a benzina, e hanno un'autonomia che va dai 30 ai 45 minuti, riuscendo a percorrere da 1,5 a 5 chilometri, i droni che nella maggior parte dei casi vengono utilizzati per le consegne nelle carceri. "Abbiamo avuto avvistamenti o segnalazioni da parte di informatori, ma non siamo mai riusciti ad abbatterli - racconta ad AgrigentoNotizie chi lavora al carcere Di Lorenzo -. Da fonti confidenziali sappiamo che il drone, sapientemente radiocomandato a distanza, si abbassa fino alla finestra di interesse e il detenuto sgancia il pacchetto dal cavo a cui è fissato. Basta semplicemente allungare il braccio fuori dalle inferriate. Altre volte, i pacchetti vengono invece abbandonati in punti dove i carcerati possono, durante l'ora d'aria, recuperarli. E non sono mancati i casi in cui altri reclusi abbiano tentato di distogliere la nostra attenzione".

I controlli, della polizia penitenziaria al carcere di Agrigento, sono sempre accurati e meticolosi, tant'è che oltre una quarantina di microcellulari sono stati scoperti e sequestrati solo nel 2023. Le consegne con i droni non vengono fatte in maniera estemporanea: è scontato che vi sia un'organizzazione criminale alla base. "Ci vuole il drone, che per carità può anche essere noleggiato, ma bisogna saperlo manovrare, e anche bene", viene spiegato ad AgrigentoNotizie

Il mercato interno: 1500 euro un telefonino

Cellulari e droga, a prescindere da come fanno ingresso nelle carceri, vengono poi rivenduti. Il prezzo varia: 300 euro in media per i microtelefoni e mille per gli smartphone. All'Ucciardone di Palermo, dove i telefonini entravano nascosti in panini e patate lasciati nel cortile del carcere borbonico, il costo variava da 500 a 1.500 euro. Sono i prezzi emersi da un'inchiesta che ha coinvolto anche agenti della polizia penitenziaria compiacenti e che ha portato, in abbreviato, a 5 condanne. Un'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e all'accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione per i detenuti è stata, di recente, scoperta al carcere di Catanzaro dove Dda, carabinieri e polizia penitenziaria hanno eseguito 38 misure cautelari. 

Reato introdotto nel 2020 La fattispecie di reato si chiama accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. La pena prevista è la reclusione da uno a quattro anni.

Le strade da dove partono i droni: il video

Non partono da Torino, né da Roma i droni che consegnano cellulari e droga ai detenuti del carcere di Agrigento. I piccoli aerei radiocomandati si alzano in volo sempre da distanza ravvicinata, nel giro di pochi chilometri. Chi vive nelle vicinanze della casa circondariale Pasquale Di Lorenzo, ogni tanto, ne sente il rumore. Qualcuno - e sono casi rari perché manca la cultura dell'alert da lanciare alla sala operativa - li segnala al 112, la maggior parte si fa i fatti propri e altri sono rassegnati. Sono convinti che le pattuglie delle forze dell'ordine non riusciranno ad arrivare in tempo. Il recapito di materiale illegale all'interno delle carceri non è però un problema di esclusiva competenza della polizia penitenziaria. Certo gli agenti hanno specifica autorità su quello che avviene all'interno del perimetro delle case circondariali. Ma i droni si alzano in volo da punti attigui ai penitenziari. Servirebbero, appare evidente, controlli, appostamenti, forse quotidiani e perfino ininterrotti delle pattuglie di polizia e carabinieri. Un terno al lotto visto che gli organici sono sempre risicati e talvolta si fa anche fatica a coprire i servizi di controllo del territorio. Abbiamo interpellato e ascoltato quanti hanno casa nell'area intorno al carcere.

"Spesso mi imbatto nei familiari degli ospiti del 'Petrusa' (il carcere di Agrigento continua ad essere chiamato 'Petrusa' perché sorge nell'omonima contrada). Nonostante all'ingresso di via Monsignor Costantino de Simone ci sia un cartello con la scritta 'Strada privata', i familiari dei detenuti, anche in attesa del colloquio ufficiale, si posizionano con le loro auto lungo i bordi della stradella - raccontano i residenti ad AgrigentoNotizie -. Strombazzano i clacson, urlano, mettono musica a tutto volume e, a seconda della ricorrenza da celebrare, fanno esplodere anche i fuochi d'artificio. Succede tanto in estate, quanto in inverno. Abbiamo inviato per concordare e coordinarci una lettera al prefetto, al sindaco, al direttore del carcere. Vorremmo poter collocare, trattandosi di una strada privata, un cancello. E siamo anche disponibili a dare alla polizia penitenziaria dei telecomandi per poter accedere, per poter ciclicamente controllare la recinzione del carcere. Abbiamo chiesto, ma senza risposta alcuna".

Sono 26 i proprietari di case estive o abitate 365 giorni l'anno che si dicono stanchi ed esasperati. "Quando abbiamo richiamato qualcuno ci siamo sentiti rispondere: 'Chi boli?'. Chiediamo soltanto di non essere infastiditi e di non dover raccogliere la spazzatura che lasciano lungo la nostra stradella. Se ci fosse un sistema di video sorveglianza, o ci venisse data la possibilità di collocare un cancello all'ingresso della nostra strada, verosimilmente non si registrerebbero queste situazioni. Serve solo volontà", continua uno degli abitanti della zona.    

Fuochi d'artificio all'esterno del carcere, è mistero sul motivo della festa: le indagini

"Alcune cose si vedono o si sentono solo di notte. I droni? Certo che c'è la possibilità che si alzino in volo proprio dalla nostra strada. È una via che costeggia la recinzione del carcere e dopo circa 250 metri, c'è un viottolo sterrato che continua, scendendo verso valle, a costeggiare il perimetro del penitenziario - aggiunge il testimone -. Non c'è illuminazione. I lampioni esistenti, che comunque non seguono fino alla fine il confine del 'Petrusa', sono spenti. È un posto perfetto per stare nascosti e far alzare in volo i droni. Chi ti viene a controllare?". Effettivamente durante i nostri appostamenti, nessuno - né gli agenti della penitenziaria, né i carabinieri, né la polizia - s'è visto per controllarci, né è arrivata una segnalazione in merito ad auto o persone sospette al 112. Proseguendo lungo la statale 122, la "Agrigentina", in direzione Favara, ci sono, un po' più a monte, altre due stradelle private che portano ad abitazioni.

L'ingresso del carcere di Agrigento di notte (foto AgrigentoNotizie)

Non è escluso che i droni possano partire da quei punti, anche se certamente non sono bersagliati dalla presenza dei familiari dei detenuti che si fermano, proprio perché è attigua al carcere, in via Monsignor Costantino de Simone. Fra le ipotesi sui luoghi di decollo dei droni, con i pacchi di microcellulari e droga, c'è anche (ma sarebbe troppo in vista, dato che sovrasta la rotonda degli scrittori nel punto in cui termina il raddoppio della statale 640 Agrigento-Caltanissetta) la provinciale 80 che dalla città dei Templi porta a Favara. Altro possibile punto di partenza è la strada sterrata che dalla rotonda della statale 122, che consente di proseguire verso contrada Petrusa o verso lo snodo con la statale 640, sale verso monte e arriva direttamente al carcere. Tutte strade che consentirebbero una facile fuga. "Sia dalla polizia penitenziaria che dalle altre forze dell'ordine, a noi abitanti di via Monsignor Costantino de Simone - dicono alcuni di loro - non possono che far piacere i servizi di controllo per scongiurare il raduno dei familiari dei detenuti, gente di un'arroganza inenarrabile". 

Carcere "Di Lorenzo" e zone circostanti

Convocato in carcere il comitato per la sicurezza 

Mentre la Procura, a ogni ritrovamento di droni, cellulari e droga in carcere, apre un fascicolo d'inchiesta, la prefettura di Agrigento ha convocato - per mercoledì 6 marzo - un comitato per l'ordine e la sicurezza che si riunirà, simbolicamente, nel carcere Di Lorenzo. Si discuterà proprio dell'allarme droni. Verranno pianificate soluzioni tampone per la prevenzione e la repressione. Al termine, secondo quanto è stato anticipato ad AgrigentoNotizie, il prefetto Filippo Romano, anche in segno di solidarietà con gli agenti, resterà a pranzo nella mensa della casa circondariale. All'ordine del giorno del comitato, durante il faccia a faccia tra la polizia penitenziaria, l'amministrazione carceraria e i rappresentanti di questura, carabinieri e guardia di finanza, anche la rivolta dello scorso 2 gennaio quando circa cinquanta detenuti armati di bastoni, acqua ed olio bollente hanno creato il caos. Nove i detenuti ora sotto inchiestaanche per sequestro di persona e il ferimento di un agente della polizia penitenziaria. La protesta, quel pomeriggio, è scoppiata perché le celle, da mesi, erano al freddo. Durante il vertice delle autorità si parlerà anche di suicidi in carcere: l'ultimo caso un detenuto di 59 anni, originario di Isola Capo Rizzuto, che si è tolto la vita, sempre a gennaio, nella cella che occupava nel padiglione "Alta sicurezza". 

Rivolta in carcere: 50 detenuti armati di bastoni, acqua e olio caldo sul piede di guerra

Nove i detenuti arrestati anche per sequestro di persona

AgrigentoNotizie è anche su Whatsapp. Seguici sul nostro canale.

  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

AgrigentoNotizie è in caricamento