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Martedì, 30 Aprile 2024
Il processo / Siculiana

Sequestri e stupri a Villa Sikania, minorenni egiziani chiedono la messa alla prova ma gli assistenti sociali li bocciano

Cinque le giovanissime vittime che sarebbero state segregate e costrette a subire abusi: il giudice potrebbe estinguere il reato al termine del programma lavorativo ma le relazioni sono pessime: "Un imputato è fuggito, gli altri sono responsabili di furti e spaccio"

Uno dei quattro imputati ha fatto perdere le proprie tracce e, secondo quanto accertato dagli uffici giudiziari, potrebbe essersi trasferito a Milano dove vivrebbe da barbone: gli altri, invece, sarebbero stati segnalati per furti e spaccio di droga.

Le relazioni degli assistenti sociali, chiamati a riferire al giudice se il percorso di "messa alla prova" - a conclusione del quale, in caso di esito favorevole viene dichiarato estinto il reato - proceda positivamente, è decisamente sfavorevole.

Il procedimento è quello a carico di quattro minorenni egiziani non accompagnati, ospiti di Villa Sikania, accusati di avere sequestrato altri ospiti della struttura costringendoli a subire violenze di ogni tipo.

La strategia processuale della difesa, affidata all'avvocato Giuseppe Aiello, è stata quella di chiedere prima il giudizio abbreviato e poi la "messa alla prova".

I fatti risalgono al dicembre del 2021 quando i 4 minorenni e un maggiorenne di origine egiziane furono arrestati dalla polizia. In particolare i minorenni avrebbero prelevato con la violenza altri ragazzi minori dalla propria stanza portandoli nella stanza dell'egiziano maggiorenne e consentendogli di compiere atti di violenza sessuale ai loro danni. Gli imputati erano anche accusati di aver aiutato il maggiorenne a spogliarli e a filmare gli abusi sessuali.

Il gup del tribunale per i minorenni di Palermo, dopo aver ascoltato le relazioni degli operatori sociali delle carceri minorili di Palermo e di Catania, aveva accolto la richiesta disponendo la scarcerazione e il collocamento in una comunità. Poi era stata formalizzata l'ammissione alla cosiddetta messa alla prova: si tratta di un istituto, particolarmente diffuso nella giustizia minorile ispirata al perdono, che consente l'estinzione del reato al superamento di un trattamento che consiste nello svolgimento di un periodo di lavoro socialmente utile. 

Il giudice, al termine del programma, dovrà valutare se gli imputati hanno superato la messa alla prova e, in caso di esito favorevole, dichiarerà estinto il reato. Le relazioni, tuttavia, per il momento sono pessime. Il giudice, in ogni caso, ha rinviato il processo al 13 dicembre per un ulteriore tentativo. 

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