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Domenica, 28 Aprile 2024
Tribunale

Hanno pagato il doppio e hanno viaggiato al sicuro su un peschereccio, restano in carcere i 3 pescatori scafisti

Il gip Stefano Zammuto, così come richiesto del procuratore capo facente funzioni Salvatore Vella, ha convalidato il fermo d'iniziativa della Squadra Mobile, Guardia di finanza e Capitaneria ed ha disposto la misura cautelare

Restano in carcere, al "Pasquale Di Lorenzo" di Agrigento, i 3 tunisini fermati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale, Stefano Zammuto, ha convalidato il fermo d'iniziativa effettuato dai poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento assieme ai militari della Guardia di finanza e della Guardia costiera, ed ha disposto - così per come richiesto dal procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella - la custodia cautelare in carcere.

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I tre tunisini di 51, 38 e 24 anni - tutti già al carcere di Agrigento - sono indagati per aver procurato l'ingresso illegale di 31 migranti, partiti dalla Tunisia, a bordo del peschereccio Abouamer che li ha condotti fino alla zona contigua a sud di Lampedusa e poi, a poche miglia di distanza dalla costa, li ha trasbordati su uno dei gommoni che trainava.

Dovrebbe essere stato - secondo investigatori e inquirenti - una sorta di un viaggio "di lusso", improntato alla massima sicurezza e senza stress per i migranti che hanno pagato il doppio rispetto alle consuetudinarie cifre per le traversate. 

Sul peschereccio Abouamer, guardia di finanza e guardia costiera non hanno trovato neanche l'ombra di reti per la pesca, né nient'altro che potesse far pensare che l'equipaggio era impegnato in attività di pesca. Squadra mobile, fiamme gialle e capitaneria, sempre negli ultimi giorni hanno fermato anche i 6 componenti dell'equipaggio del peschereccio Zohra del compartimento di Monastir che sono accusati di aver rubato il motore da un barchino di ferro, con 49 migranti a bordo, nonché il denaro di cui erano in possesso i migranti. 

Cosa scrive il gip e l'attività investigativa

"L'invocata convalida deve essere accordata sia perché sussiste giurisdizione italiana, sia perché si è in presenza di pericolo di fuga, essendo gli indagati giunti in Italia clandestinamente. Sussistono, a carico dei tre, gravi indizi di colpevolezza e anche l'ulteriore richiesta del pm, di applicazione della misura cautelare in carcere, è meritevole d'accoglimento". Lo scrive il gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, che ha convalidato il fermo dei tre tunisini che anziché fare i pescatori, con il motopesca "Abouamer", hanno permesso l'approdo a Lampedusa di 31 tunisini. 

Secondo le ricostruzioni investigative dei poliziotti della squadra mobile e dei militari di guardia di finanza e Capitaneria, che si sono avvalsi anche delle dichiarazioni di uno dei tunisini in viaggio, 2 gommoni, partiti da Kerkennah, sono stati agganciati, poco dopo che erano salpati nella notte del 10 agosto, dal peschereccio il cui equipaggio li ha fatti imbarcare sul natante più sicuro dove sono rimasti per tutta la traversata, fino all'intervento delle forze di polizia italiane avvenuto a 16 miglia dalla costa di Lampedusa dove i 31 sono attraccati sabato. 
Di una cinquantina di migranti, a bordo del peschereccio, la sezione operativa navale di Lampedusa è venuta a conoscenza all'alba di sabato dopo che era arrivato un Sos da un numero di cellulare tunisino. Il peschereccio "Abouamer" è stato subito localizzato: trainava due gommoni di piccola portata, che non avrebbero mai potuto effettuare la traversata fino a Lampedusa, privi di motore. Motori che erano a bordo del peschereccio sul quale non c'era traccia né di pescato, né di attrezzatura. Dei 4 migranti in viaggio sentiti dalla Squadra Mobile, solo uno ha raccontato - scontata la reticenza degli altri che, come sempre, temono eventuali ripercussioni nei loro confronti o rispetto ai familiari rimasti sul territorio tunisino - come erano andati i fatti: "Eravamo due gruppi, c'erano tunisini che sulla spiaggia gestivano le partenze da Kerkennah. Ci hanno dato dei salvagenti, siamo saliti su un gommone che ci ha accompagnati alla barca di pescatori che ci stava aspettando poco distante dalla spiaggia. I pescatori ci hanno ordinato - ha raccontato il tunisino - di smontare il motore e portarlo sul peschereccio. Tutto il viaggio, fino a quando non ci ha trovato la polizia, lo abbiamo fatto sulla barca da pesca". 

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