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Domenica, 28 Aprile 2024
Sanità / Sciacca

"Perforazione dell'utero dopo banale intervento", risarcito anche il marito

I giudici confermano la condanna nei confronti di una clinica e di una ginecologa a pagare 273.940 euro in favore di una donna che all'epoca dei fatti aveva 47 anni e accolgono il ricorso del coniuge che in primo grado si era visto rigettare la richiesta. "Ha subito danni della sfera coniugale e della vita sessuale"

La perforazione dell'utero subita dalla moglie gli ha provocato "riflessi significativi sulla sfera relazionale coniugale" e un danno esistenziale "perché ha inciso negativamente sulla sua vita sessuale".

I giudici della sezione civile della Corte di appello di Palermo risarciscono con 20mila euro anche il marito di una donna che aveva subito la perforazione dell'utero a soli 47 anni dopo un banale intervento per la rimozione di un polipo.

La vicenda risale a 19 anni fa. La clinica palermitana dove la donna di Sciacca era stata operata e la ginecologa che l'aveva visitata erano state condannate a risarcirla, in solido, con 273.940 euro. Danno coperto in parte dall'assicurazione del medico.

Il giudice Paolo Criscuoli, della sezione civile del tribunale di Agrigento, nel 2021, accogliendo le richieste della donna, difesa dagli avvocati Angelo Sutera e Olindo Di Francesco, aveva riconosciuto la colpa della struttura e del medico. Erano state rigettate, invece, le richieste risarcitorie avanzate dal marito della donna. Secondo il giudice, non erano stati adeguatamente provati i danni patiti.

Conclusioni opposte a cui è giunto il collegio civile presieduto dal giudice Giuseppe Lupo secondo cui il danno subito della donna "ha inciso in senso peggiorativo sulla sfera sessuale di relazione" integrando una forma di danno esistenziale anche per il marito.

La vicenda risale al 2005. La donna, all'epoca 47enne, accusando dei fastidi, si rivolse alla clinica palermitana chiedendo di essere visitata. In seguito agli accertamenti strumentali, la ginecologa della clinica suggerì alla paziente di sottoporsi a un piccolo intervento per la rimozione di un polipo. 

Intervento che venne eseguito e dal quale ne scaturì l'inizio di un calvario per la donna che fu costretta al ricovero all'ospedale di Sciacca e che riportò la perforazione dell'utero con gravi dolori e complicanze estese all'addome.

La quarantenne fu costretta pure a subire un nuovo delicato intervento chirurgico. Secondo quanto ha accertato il processo in due gradi di giudizio - la clinica e il medico avevano pure impugnato la condanna - "una più attenta monitorizzazione clinica della paziente e l'eventuale
pianificazione di un adeguato trattamento terapeutico di tipo infusionale e antibiotico", avrebbe evitato la perforazione della parete uterina. 

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