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I retroscena

Gli ultimi mesi di Messina Denaro: "Ha rifiutato il cibo e si è lasciato morire"

Il mafioso, affetto da una grave forma di tumore, aveva scelto di essere soltanto idratato: un modo per tentare di avere il controllo sulla malattia e persino sulla morte. Nell'ultima fase chiedeva solo di poter vedere la nipote-avvocato Lorenza Guttadauro, a cui potrebbe aver dato delle istruzioni: i loro colloqui non potevano essere intercettati

Ha voluto decidere persino quando morire, rifiutando di sottomettersi anche all'unica certezza alla quale davvero nessuno può sfuggire. Per questo il boss Matteo Messina Denaro, deceduto ieri all'ospedale San Salvatore dell'Aquila dov'era detenuto e ricoverato dall'inizio di agosto, già da settimane aveva scelto di rifiutare il cibo e avrebbe chiesto di essere soltanto idratato. Col tumore al colon avrebbe potuto ancora convivere, anche se non per tantissimo, e quasi certamente - ma lo certificherà l'autopsia che si è svolta in queste ore - a stroncarlo è stato proprio il deperimento determinato dalla denutrizione. In questa condizione, l'unica persona che l'ultimo dei Corleonesi avrebbe voluto realmente vedere sarebbe stata la nipote, che è anche il suo avvocato, Lorenza Guttadauro. 

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Messina Denaro sapeva - lo ha detto lui stesso al procuratore Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido, che dopo anni a dargli la caccia lo ha finalmente catturato lo scorso 16 gennaio - che sarebbe "andato a sbattere", che per via della malattia, dell'esigenza di utilizzare un telefonino e di accedere frequentemente agli ospedali, prima o poi sarebbe stato arrestato. L'aveva messo in conto ("mi avete preso solo per la malattia", disse), ma comunque quando è stato preso non se lo aspettava. E lo dimostra il fatto che abbia comunque lasciato dei documenti all'interno del suo ultimo covo a Campobello di Mazara. Poca roba - che parte rigorosamente dal 2020 - rispetto all'archivio che certamente da qualche parte ha nascosto, ma comunque delle tracce molto importanti che i carabinieri del Ros, da mesi, stanno cercando di decifrare. 

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Il boss ha trascorso metà della sua vita da latitante, soltanto poco più di otto mesi in carcere, al 41 bis. Una vita, quella dietro le sbarre, che, al di là della grave patologia di cui era affetto, gli sarà andata decisamente molto stretta: ha riferito lui stesso che anche nell'ultima fase della sua latitanza a Campobello di Mazara "giocavo a poker, andavo al ristorante, ero ogni giorno al supermercato", per esempio. Ha precisato pure ai pm che lui non era un tipo da "ricotta e cicoria come Bernardo Provenzano, io devo uscire...". Senza contare come ha vissuto nei decenni precedenti, prima di ammalarsi: braccato, costretto a mille accorgimenti per non fasi catturare, ma comunque libero persino di viaggiare e di andare all'estero. Ed è probabilmente per questo che ha scelto a un certo punto di non mangiare più e di accelerare così il suo percorso verso la morte. 

Nell'ultimo periodo ha incontrato molto spesso la nipote e avvocato di fiducia. Colloqui che - a garanzia del diritto di difesa - non possono essere intercettati e durante i quali il boss, che sembra aver pianificato tutto in ogni dettaglio, potrebbe anche aver espresso le sue ultime volontà. Guttadauro, figlia di una delle sorelle di Messina Denaro, Rosalia (che senza volerlo con un pizzino ha tradito il fratello e lo ha fatto arrestare), e del boss Filippo Guttadauro, quando venne fuori la notizia del riconoscimento della figlia Lorenza da parte del boss, specificò di non aver fatto da mediatrice nell'operazione e di essersi interessata soltanto alle formalità burocratiche e notarili. 

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