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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

Gli incendi in Sicilia e lo stato d'emergenza negato: Musumeci convoca le due Protezioni civili

Tensione sull'asse Roma-Palermo, Schifani infuriato. Il ministro annuncia: "Ho convocato per mercoledì a Roma un vertice nel tentativo di trovare una possibile soluzione"

"Ho convocato per mercoledì a Roma i direttori dei dipartimenti della Protezione civile nazionale e regionale per un riesame della pratica relativa agli incendi estivi in Sicilia, nel tentativo di trovare una possibile soluzione". Sono le parole del ministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare, Nello Musumeci, in merito al mancato riconoscimento da parte del Dipartimento nazionale di Protezione civile dello stato di emergenza per gli incendi che hanno colpito la Sicilia nello scorso luglio.

Un "no" che ha fatto infuriare il presidente della Regione, Renato Schifani ("Non è questo lo Stato in cui mi riconosco", ha tuonato).  Musumeci ha aggiunto: "I due direttori, Fabrizio Curcio e Salvo Cocina, già da agosto si confrontano sul tema ma senza trovare un'intesa, mi riferiscono gli uffici romani, per carenza di documentazione da parte della Regione. Diverso invece il discorso sulle altre calamità: solo nel 2023, infatti, all'Isola sono state destinate da Roma risorse per circa 94 milioni di euro. Il difetto sta nella relativa norma del Codice di Protezione civile, che va rivista, assieme ad altri adeguamenti. Ci stiamo lavorando e presto la cambieremo".

Le reazioni

Così in una nota i parlamentari del Pd Anthony Barbagallo e Antonio Nicita: "Già ad ottobre avevamo denunciato la discriminazione operata dal governo Meloni nei confronti della Sicilia e il mancato riconoscimento dello stato di calamità conseguente agli incendi. Con mesi di ritardo oggi assistiamo alla confessione di Musumeci e al solito intollerabile scaricabarile. La verità è che la Sicilia e i siciliani non trovano spazio nell’agenda del governo. Da luglio solo comunicati e promesse di intervento ma nessun atto concreto. Anzi il governo Meloni bocciava a più riprese le nostre proposte per intervenire finanziariamente. Che differenza con la solerzia, giusta, per ristorare i danni nelle altre regioni. Solo oggi, cioè 6 mesi dopo i roghi, Musumeci convoca un tavolo tra gli uffici di Roma e Palermo. Solo oggi, ripetiamo 6 mesi dopo i roghi, Schifani si indigna e si ricorda di essere al governo della Sicilia".

"C’è da sperare che, una volta svegliatosi - continuano - il governatore non conceda il bis rispetto alla vicenda dello scippo per i fondi del fsc e che, dopo le bellicose dichiarazioni, non si appiattisca ubbidiente ai desiderata di Roma e del governo centrale. Intanto da sei mesi la Sicilia aspetta. Aspettano le aziende danneggiate, aspettano i comuni, aspettano le famiglie che hanno perso la casa. Ma certo, non c’è fretta. Alla fine parliamo solo della Sicilia”.

Va giù duro anche il capogruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca e il collega, coordinatore regionale M5S, Nuccio Di Paola, che commentano il "no" da parte di Roma, e quindi di Musumeci, che ha la delega alla Protezione Civile, allo stato di emergenza nazionale per gli incendi di questa estate che hanno causato morti e messo in ginocchio famiglie e imprese. “E' l'ennesimo schiaffo alla Sicilia da parte di un governo nazionale che, con l'inerzia complice di Schifani, sta distruggendo al Sicilia - dicono in coro -. La verità è che le vere calamità per la nostra isola non sono solo gli incendi e le alluvioni, quanto gli esecutivi che ci governano a livello regionale e nazionale. Stanno distruggendo la Sicilia, se non vanno a casa per noi sarà la fine”.

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"Questo ennesimo colpo a tradimento nei confronti della Sicilia – dicono i due deputati - non fa che confermare quanto realmente conta la parola di Schifani a Roma: zero. Lo si è visto anche nelle passate occasioni, non ultima la vicenda del furto dei fondi fsc per lo sviluppo dell'isola per destinarli al ponte, con tanto di finta protesta di Schifani cui è seguito il nulla. Il copione anche oggi sembra ripetersi: Roma colpisce a morte la Sicilia e Schifani fa finta di indignarsi, ma c'è da giurare che anche in quest'occasione fra qualche giorno tornerà a tacere senza che nulla sia cambiato".

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