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Domenica, 28 Aprile 2024
La sentenza

"Fondi per la solidarietà sociale destinati a suv di lusso": condanna in appello per Di Giovanni e Orlando

I giudici contabili hanno respinto su tutta la linea la difesa del dirigente e della dipendente comunale, riaffermando il danno erariale provocato al Ministero ma ammettendo l'assenza di una condotta dolosa

E' stata confermata anche in appello da parte della Corte dei Conti la condanna nei confronti del dirigente Gaetano Di Giovanni e della dipendente comunale Angela Orlando, accusati di aver causato un danno erariale da oltre 120mila euro al Ministero della Famiglia disponendo gli atti che portarono all'acquisto degli ormai famosi suv del comune di Agrigento.

La sentenza è arrivata, in gran silenzio, nelle scorse settimane, con i giudici contabili che hanno respinto su tutta la linea il ricorso presentato dai due contro la condanna giunta in primo grado nel febbraio scorso.

La vicenda, come si ricorderà, arrivò sul tavolo della Procura contabile dopo la denuncia del Codacons e del vicepresidente Giuseppe Di Rosa. L'accusa fu di aver "agito con la coscienza e volontà non solo di violare la normativa che disciplinava l’utilizzo del finanziamento - si legge nella sentenza -, ma anche di sviare le finalità del finanziamento, acquistando autovetture aventi caratteristiche tipiche delle auto di rappresentanza, all’evidenza inutili e inutilizzabili per la platea di quelli che dovevano essere i beneficiari del contributo, e cioè bambini e ragazzi minorenni". Tutto per il costo di 120mila euro - compreso l'acquisto di alcuni pc - con l'assorbimento di stragrande maggioranza delle risorse che erano invece destinate alla realizzazione di centri estivi o altre iniziative di identica natura.

La sentenza, oggi confermata, non attribuiva ai due un dolo diretto, ma semplicemente quello "eventuale", data "la pervicacia nel volere impiegare integralmente e ad ogni costo il finanziamento concesso, sì da non doverlo restituire, pur in assenza dei presupposti legittimanti, nonché i ritardi ingiustificati nell’espletamento della procedura finalizzata all’utilizzo del finanziamento". 

La difesa dei due ha puntato, tra le altre cose, a negare l'esistenza di una distrazione di risorse pubbliche, "essendo le autovetture acquistate beni strumentali rispetto agli interventi da realizzare per il potenziamento delle attività finanziate, in linea con le finalità volute dal legislatore", adducendo come atti a sostegno di questa tesi lo stesso Ministero, che in una risposta aveva ammesso appunto anche l'acquisto di beni fisici e non solo di servizi. Una linea, questa, sposata anche dal sindaco Micciché in Consiglio comunale. 

"La difesa degli appellanti -  si legge nel pronunciamento d'appello - muove da un assunto di partenza erroneo, secondo il quale la restituzione delle somme non impegnate, avrebbe ingenerato un danno al comune. Invero, come argomentato dal giudice di primo grado con ampia ed esaustiva motivazione, il danno erariale, nella fattispecie, non risiede nella perdita del finanziamento (che sarebbe rientrato, per la parte non utilizzata, nella disponibilità dello Stato per essere poi verosimilmente redistribuita agli enti impossibilitati a dare integrale risposta alle istanze ricevute per insufficienza di risorse assegnate), bensì proprio nell’aver voluto a tutti i costi esaurire le risorse assegnate, impiegandole per l’acquisto di autovetture (suv di lusso, con assetto rialzato e a trazione integrale) che poco hanno a che vedere con le finalità socio educative sottese al finanziamento".

Questo a fronte di una spesa di soli 4.539 euro per l’erogazione di “sussidi”, sotto forma di rimborso di spese alle famiglie per servizi di baby-sitting, tasse di iscrizione asili nido e attività diurne.

Quello che i giudici escludono è che vi sia stato "un ritardo procedimentale dolosamente preordinato al contestato acquisto dei Suv", escludendo quindi "una loro preordinata volontà di acquistare i quattro Suv in danno dell’erario", per quanto l'atto sia stato "in qualche modo sorretto da un supporto volontaristico, ossia dalla consapevolezza dei convenuti, quantomeno eventuale, che tale acquisto potesse costituire un danno per la pubblica amministrazione; nonostante ciò, gli stessi si sono ugualmente determinati a procedere con l’acquisto oggetto di contestazione".

Per i giudici quindi sussistono "tutti i presupposti della responsabilità amministrativa, essendo stato comprovato in atti che l’acquisto, da parte dei soggetti in epigrafe, di n. 4 SUV, per l’importo di € 120.000,00 ha sostanzialmente assorbito il 96% dei 135.000 euro a disposizione, denotando comunque una sostanziale abnormità e sproporzione rispetto all’unico intervento realizzato nel corso della mattina dell’ultimo giorno utile del periodo citato". Intervento in cui, si ricorderà, venne coinvolta l'associazione dei "Volontari di strada" per lo svolgimento di un evento di poche ore che oggi è l'unica volta in cui suv e pc vennero usati. 

Quindi confermata la richiesta dei giudici a carico dei due di versare al Ministero le 120mila euro in questione, oltre oneri e interessi. 

L'intervento del Pd: "Il sindaco dovrebbe dimettersi"

"Al momento dello scoppio dello scandalo, il sindaco Francesco Miccichè e l'assessore ai servizi sociali Marco Vullo giustificarono l'attività dei funzionari comunali, avallando le loro condotte e assumendosi la piena responsabilità del loro operato. Con protervia e danno per il comune, hanno continuato a mentire anche di fronte alla richiesta di restituzione dei fondi stanziati da parte del
ministero della Famiglia".

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del circolo del Pd, Nino Cuffaro. "Ora, di fronte a questa condanna pesante e inequivocabile, dovrebbero sentire il dovere di rassegnare le proprie dimissioni, per rispetto delle istituzioni e della decenza".

(Aggiornato alle 20,20)

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