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Lunedì, 29 Aprile 2024
Tribunale / Raffadali

"Assumono cannabis per uso terapeutico e non spacciano": il Riesame annulla il sequestro e scagiona conviventi

Ricostruito anche il fatto che la coltivazione di piante di marijuana viene fatta a causa delle enormi difficoltà riscontrate nel reperire la sostanza nelle farmacie

Assumono cannabis per uso terapeutico e in virtù di regolare prescrizione medica. E lo fanno perché "affetti da malattie autoimmuni altamente compromissive della loro vita quotidiana", malattie che "producono anche profonde sofferenze di natura fisica". E' dopo aver accertato questo che il tribunale di Agrigento, in funzione del giudice del Riesame, con il presidente Alfonso Malato, ha annullato il decreto di convalida del sequestro fatto dai carabinieri a dei conviventi di Raffadali. 

"In casa avevano infiorescenze essiccate, 32 spinelli e una pianta di marijuana": denunciati conviventi

Il tribunale del Riesame ha accertato inoltre che i due conviventi avevano avviato la "coltivazione di piante di marijuana a causa delle enormi difficoltà riscontrate nel reperire la cannabis presso le farmacie" - ha ricostruito l'avvocato Guido Gueli, difensore della coppia - . Il tribunale ha osservato infatti che “a fronte di richieste dell’indagata datate gennaio 2023, una prima consegna idonea per soddisfare le esigenze terapeutiche della donna risale al luglio dello stesso anno, quindi ben sei mesi dopo". I conviventi hanno dunque avviato la coltivazione di piante di marijuana soltanto perché costretti dalla necessità di “sopperire alle manchevolezze del sistema sanitario nazionale” e il tribunale ha escluso tassativamente la sussistenza di qualsivoglia ipotesi di reato. Nessuna cessione della sostanza terzi, dunque, visto che la destinazione della marijuana - per come provato dalla difesa - era, ed è, per auto-consumo. Annullato il decreto di convalida del sequestro, il tribunale ha disposto la restituzione ai due conviventi della pianta di marijuana e di una parte della cannabis che erano stati loro sequestrati.

Era il 16 ottobre scorso quando i carabinieri di Agrigento, durante un servizio di perlustrazione, notavano la pianta di marijuana, con vistose infiorescenze, sul balcone. Scatta la perquisizione, i militari hanno trovato alcune infiorescenze su uno stendino per essiccare; 90 grammi di marijuana già essiccata e 32 spinelli confezionati artigianalmente. La coppia immediatamente ha cercato di spiegare la gravità e fragilità delle loro condizioni cliniche, tant'è che sono inseriti entrambi come pazienti nel progetto ministeriale "Camit", ma ha anche sottolineato che l'autoproduzione dello stupefacente era solo per consumo personale visto la difficoltà di reperire la sostanza attraverso gli ordinari canali. I carabinieri li hanno denunciati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e hanno sequestrato quanto hanno trovato. Accuse e sequestro sono state, adesso, totalmente smontate dal tribunale del Riesame che, accogliendo documenti e delucidazioni portate dall'avvocato Guido Gueli, ha, appunto, annullato il decreto di convalida del sequestro ed ha escluso tassativamente la sussistenza dell'ipotesi di reato. 

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