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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

"Turbativa d’asta aggravata", in libertà gli imprenditori La Corte e La Greca

Il blitz avrebbe fatto luce su una presunta associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla turbativa di gare d'appalto nel settore pubblico

ll quadro indiziario è carente: gli imprenditori Alessio La Corte, 32 anni e Vito La Greca di 39 anni, di Cammarata, arrestati nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza un giro di appalti truccati con la regia della ‘Ndrangheta, tornano in libertà. La Cassazione, alla quale si era rivolto il difensore, l’avvocato Eugenio Longo, ha annullato l’ordinanza cautelare che applicava loro gli arresti domiciliari con l’accusa di turbativa d’asta aggravata. Nell’inchiesta erano stati arrestati altri due imprenditori della provincia di Agrigento - Filippo e Francesco Migliore, 48 anni e 56 anni – e anche loro, tre settimane fa, sono stati rimessi in libertà. Sono state in tutto 25 le persone arrestate nell'ambito dell'operazione, della Guardia di finanza e della Dda di Reggio Calabria, denominata "Cumbertazione".

Il blitz avrebbe fatto luce su una presunta associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla turbativa di gare d'appalto nel settore pubblico. Fra le accuse contestate pure la frode nelle pubbliche forniture, la corruzione e il falso ideologico in atti pubblici, anche aggravati dalle modalità mafiose.

L’operazione è scattata in due fasi, fra gennaio e febbraio, prima con i provvedimenti di fermo e poi con l’ordinanza cautelare. Nel contesto del blitz sono state eseguite oltre 150 perquisizioni e sono scattati 44 sequestri preventivi d’azienda per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro. «Le indagini, in particolare, hanno accertato – ha ricostruito una nota della Guardia di finanza - il diretto coinvolgimento del gruppo imprenditoriale Bagalà che, sfruttando l’appartenenza alla nota cosca Piromalli, avrebbe costituito e consolidato negli anni una posizione di assoluto predominio nel settore degli appalti pubblici in Calabria, riuscendo a turbare almeno 27 gare indette da diverse stazioni appaltanti, tra cui i Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, la Provincia di Reggio Calabria e l'Anas".

Le imprese degli imprenditori agrigentini, come altre sparse per varie regioni d’Italia, sulla base di un accordo collusivo – secondo quanto ipotizza l’accusa - presentavano le offerte secondo importi che avrebbero automaticamente garantito l’aggiudicazione. Le ditte si sarebbero prestate a partecipare a volte in Associazione temporanea di imprese. Alle imprese compiacenti, sostiene l’accusa, sarebbe spettato un compenso. La Cassazione, però, anche se non ha ancora reso note le motivazioni della scarcerazione di La Corte e Greca, evidentemente ha ritenuto insussistente il quadro indiziario. I quattro imprenditori sono particolarmente noti nella zona montana. Filippo Migliore, peraltro, ha trascorsi da consigliere comunale e da presidente del Kamarat, società di calcio che ha sempre disputato ottimi campionati a livelli dilettantistici. 

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