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Lunedì, 29 Aprile 2024
Operazione "Giano bifronte"

Tangenti all'Irfis in cambio di finanziamenti, finanziere in aula: "Minafò gestiva tutto"

Il sottufficiale delle Fiamme Gialle ricostruisce il presunto giro di "bustarelle" e rivela: "Dalle intercettazioni emerge che era il funzionario dell'istituto di credito a istruire le pratiche che gli interessavano sottraendole ai colleghi"

"Il funzionario dell'Irfis, Paolo Minafò, si occupava di istruire le pratiche che gli interessavano anche sottraendole ai colleghi. Dalle intercettazioni emerge in modo evidente". Lo ha detto il luogotenente della Guardia di Finanza, Leopoldo Coppola, deponendo al processo a carico dei diciassette imputati dell'inchiesta "Giano Bifronte" che ipotizza un giro di tangenti in cambio della concessione di prestiti a tasso agevolato da parte dell'Irfis, istituto di credito di cui la Regione è unico azionista.

Il dibattimento, davanti ai giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, dopo 4 anni di dibattimento è arrivato al giro di boa con la deposizione del finanziere che ha concluso la lista dei testi della procura.

L’inchiesta ruota attorno a due personaggi chiave: lo stesso Paolo Minafò, 57 anni, palermitano, e il consulente del lavoro Antonio Vetro, 53 anni, di Favara. Vetro, secondo l’accusa, avrebbe ideato un sistema corruttivo che si serviva della società di consulenza Intersystem srl di cui lui era amministratore e Minafò sarebbe stato socio occulto.

Le tangenti, necessarie perché in caso contrario la richiesta di finanziamento sarebbe stata bloccata con un pretesto oppure scavalcata dalle altre che erano state presentate dagli imprenditori che avevano pagato la “bustarella”, sarebbero state mascherate con delle consulenze all'Intersystem. 

"Le pratiche che riguardavano l'Intersystem - ha detto il finanziere rispondendo all'avvocato Antonino Gaziano, difensore del funzionario - venivano gestite da Minafò anche se ufficialmente erano assegnate ad altri colleghi". Conclusioni che, tuttavia, la difesa contesta.

Nella lista iniziale degli imputati ci sono altri quindici imprenditori - soci di piccole attività che operano in svariati settori - accusati di avere corrotto Minafò attraverso Vetro.

Sei mesi fa la lista degli imputati è stata smaltita per effetto della prescrizione.

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