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Domenica, 28 Aprile 2024
Il verdetto / Favara

Imprenditore ucciso a colpi di pistola dentro un bar: ex suocero condannato all'ergastolo

Carcere a vita per il 66enne Giuseppe Barba accusato dell'omicidio del 45enne Salvatore Lupo. Il movente sarebbe legato ai contrasti economici legati alla separazione con la figlia: secondo i giudici è stato un omicidio premeditato

Condanna all'ergastolo per il 66enne di Favara, Giuseppe Barba, accusato di avere ucciso l'ex genero Salvatore Lupo, 45 anni, freddato a colpi di pistola in un bar il giorno di Ferragosto del 2021. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte di assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Miceli, che hanno accolto le richiesta del pubblico ministero Paola Vetro.

Barba è stato sospettato fin dal primo momento per via dei contrasti economici legati alla separazione della vittima con la figlia. L'imputato sarebbe stato tradito dalle immagini di un filmato, estratto dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza, che immortalava la sua Fiat Panda mentre effettuava un tragitto nella direzione della via IV novembre, dove, nel bar, era stato commesso l’omicidio dell'imprenditore che gestiva una serie di comunità per disabili e operava nel settore dell'edilizia.

Lupo è stato freddato a colpi di pistola davanti all'ingresso della porta del bagno: il titolare (finito poi sotto inchiesta) ha negato di avere visto il killer in azione dicendo che, in quel momento, si era abbassato per riempire le vaschette di gelato che Lupo gli aveva chiesto.

Sull'auto sono state trovate tracce di polvere da sparo: i numerosi testimoni, inoltre, hanno confermato i contrasti fra i due che avevano pure litigato in pubblico. Il difensore, l'avvocato Salvatore Pennica, aveva sostenuto che vi fossero altre piste legate ai conflitti maturati in ambito lavorativi della vittima.

All'origine dell'omicidio, secondo quanto ricostruito nel processo, ci sarebbero solo gli scontri legati alla separazione di Lupo con la moglie Giusi Barba: l'unico familiare a costituirsi parte civile, con l'assistenza dell'avvocato Daniela Posante, è stato il figlio che sarà risarcito dal nonno. La Corte, che ha confermato l'aggravante della premeditazione ed escluso quella dei futili motivi, ha disposto anche una provvisionale ovvero una somma, quantificata in 60mila euro, che dovrà pagargli subito come anticipo.

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