rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Il racconto / Lampedusa e Linosa

Lampedusa, il miracolo mancato dei medici per salvare la piccola Rokia: “Abbiamo tentato di tutto”

Dopo il ribaltamento del barchino su cui viaggiava insieme alla madre, la bambina ha bevuto troppa acqua e i polmoni non hanno retto

Un miracolo mancato quello dei medici che, con la forza della disperazione, hanno provato di tutto per mantenere in vita la piccola Rokia, la bimba di 2 anni e mezzo morta dopo l’ennesimo naufragio a poche miglia dalla costa di Lampedusa. Il barchino che la trasportava insieme alla madre, e ad altre 41 persone, si è ribaltato affondando. Era partito dalla Tunisia.

Migranti: nuovo naufragio a largo di Lampedusa, morta una bimba di cinque anni

"Abbiamo fatto tutto quello che era umanamente possibile - hanno raccontato - e abbiamo anche avuto speranza ad un certo punto, perché siamo riusciti a rianimarla e a tenerla in vita per più di un’ora. Ma poi la piccola si è arresa, i polmoni erano pieni d’acqua. Per noi, ogni volta, è una sconfitta”. Stanchi e segnati dal dolore gli operatori del poliambulatorio dell’isola. Basta osservare i lineamenti tirati della responsabile dell’area emergenza della struttura per capire quanto dolore ci sia in queste persone che lottano per salvare le vite dei disperati che arrivano spesso in condizioni critiche sull’isola.

E’ stata proprio Rosalba Tantillo a guidare i medici nelle operazioni di soccorso per tentare di salvare la piccola Rokia. E i loro cuori sono diventati minuscoli quando hanno assistito, impotenti, al trapasso di un essere umano così innocente. “Ogni volta - ha detto - non siamo mai pronti…”: davvero difficile sostenere il peso di un’emozione così forte. "Cercavamo di trovare un respiro, un segno sull'elettrocardiogramma, ma non c’è stato nulla da fare. Per noi - continua la dottoressa Tantillo - è un dolore immenso vedere spegnere una vita, ancora peggio quando si tratta di una bambina così piccola”.

Quando i 43 migranti hanno visto scomparire il barchino sotto i loro piedi, sono stati recuperati dalle acque del Mediterraneo da Guardia di finanza e Guardia costiera.

"La bambina è stata portata in stato di incoscienza, alle 16, in Guardia medica - racconta l'infermiere Franco Galletto - ed indossava ancora una calzamaglia intrisa di acqua. Io l'ho tenuta in braccio. Già in ambulanza avevamo capito che non si riusciva a rianimare. Ma la speranza c'è sempre. Le accarezzavo quelle belle treccine nere. Ma non dava segni di vita. Quanti bimbi senza vita ho tenuto in braccio negli anni...". In Guardia medica la piccola è stata poi spogliata e riscaldata. "Abbiamo usato persino un phone per provare a riscaldarla", ha aggiunto la dottoressa Tantillo. "Mi ha colpito  il volto pietrificato della madre. Un lutto vissuto in silenzio e con grande dignità. Si vedeva che soffriva moltissimo. Ha pianto in totale silenzio".

Ma c’è anche il racconto di un’altra dottoressa della Guardia medica: si chiama Veronica Billeci e anche lei, sull’isola, ne ha viste tante, troppe. "Non ci si abitua mai - ha detto anche lei con i segni della stanchezza sul volto - nonostante siamo pronti ad affrontare a ogni sofferenza. Di certo non pensavamo di fare i medici di guerra".

Il naufragio è avvenuto proprio nel giorno in cui è arrivato a Lampedusa il vicepremier Matteo Salvini, con la compagna Francesca Verdini, per incontrare amministratori e uomini della Guardia costiera.

Fonte: Adnkronos

Il naufragio e la morte della bimba, Salvini: "Abbiamo il dovere di fermare il traffico di essere umani"

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Lampedusa, il miracolo mancato dei medici per salvare la piccola Rokia: “Abbiamo tentato di tutto”

AgrigentoNotizie è in caricamento