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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'appello / Menfi

Scopre da bimba di essere stata adottata, dopo quasi 60 anni scrive al sindaco: "Mi aiuti a ritrovare mia madre"

Silvana Occhino decide di rendere pubblica la sua storia con una lettera, pubblicata sui social da Vito Clemente: "So che è stata costretta ad abbandonarmi da minorenne ed era originaria di Menfi, non la giudico e la penso sempre. Voglio sapere se sta bene e se ho dei fratelli e delle sorelle"

Scopre a 6 anni di essere stata adottata, si mette alla ricerca dei suoi genitori biologici e decide, dopo una serie di tentativi falliti, di scrivere al sindaco di Menfi, Vito Clemente, avendo appreso che la madre era originaria della cittadina del Belice, chiedendogli di aiutarlo rendendo pubblica la sua storia.

Silvana Occhino, oggi 67enne, nata a Palermo nell'abitazione di una ostetrica, con l'aiuto della figlia Chiara Biondo, prova a riprendersi il suo passato. La madre, all'epoca, secondo le informazioni che la donna è riuscita a ottenere dai familiari adottivi, sarebbe stata una studentessa minorenne obbligata dalla famiglia ad abbandonarla per evitare discredito in paese.  

"So per certo - scrive - che fosse originaria di Menfi e che fosse una studentessa. Mi dissero, inoltre, che sembrava fosse affetta da sigmatismo, quello che nel gergo più comune chiamiamo tutti "S Moscia". Nel momento successivo al parto ho saputo, attraverso dei racconti di mia zia adottiva, che a mia madre non è stata data nemmeno la possibilità di tenermi tra le braccia per pochi secondi. È stata chiusa brutalmente a chiave nella stessa stanza in cui pochi minuti prima mi aveva dato alla luce, sferrando una serie di calci e pugni alla porta accompagnati da urla e pianti di disperazione".

Silvana Occhino prosegue nel suo racconto: "Mi è stato detto che i durante i primi mesi di vita questa ragazza ha provato a presentarsi davanti alla porta della casa in cui abitavo a Palermo più e più volte con la speranza di vedermi, purtroppo senza successo. I miei genitori adottivi avevano una mentalità un pò chiusa e spaventati dalla possibilità che lei potesse riprendermi con se, la “minacciarono” di chiamare i carabinieri e cosi promise loro che sarebbe sparita. Durante il periodo di gestazione - aggiunge - è stata ospitata in casa da una zia che aveva un negozio di borse e valigie a Palermo pressapoco di fronte al teatro Massimo".

"Di mio padre, purtroppo - aggiunge la donna -, ho saputo ben poco, mi dissero solo essere un commerciante di tessuti. Ti sto cercando da tanti anni mamma, grande donna, non ti giudico e mai lo farò per quello che ti è capitato. Ho bisogno di conoscerti, di abbracciarti, di sapere che stai bene e se ho delle sorelle o dei fratelli che purtroppo la vita non mi ha concesso. Se mi stai leggendo in qualche modo, se queste parole possano mai giungere alla tua attenzione sappi che non ho mai smesso di pensarti dal giorno in cui, all’età di 6 anni, seppi di essere stata adottata".

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