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Martedì, 30 Aprile 2024
Operazione "Oro bianco" / Palma di Montechiaro

La maxi inchiesta su mafia, politica e droga: 73enne torna libero dopo 2 anni e 7 mesi

Tommaso Vitanza è ritenuto un presunto affiliato del clan dei Pace, alternativo a Cosa nostra e stiddra, chiamato "Paracco": secondo i giudici le esigenze cautelari si sono attenuate

Le esigenze cautelari, in considerazione dei problemi di salute, dei 2 anni e 7 mesi trascorsi di detenzione con un comportamento corretto e dell'avanzata fase processuale, si possono ritenere ampiamente attenuate.

Con queste motivazioni i giudici della prima sezione penale, presieduta da Alfonso Malato, accogliendo l'istanza del difensore, l'avvocato Giovanni Lo Monaco, hanno revocato gli arresti domiciliari nei confronti di Tommaso Vitanza, 73 anni, di Palma, accusato di associazione mafiosa nell'ambito del processo scaturito dall'operazione antimafia "Oro bianco".

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I giudici, davanti ai quali si celebra il dibattimento, nonostante il parere favorevole del pm, gli hanno applicato l'obbligo di dimora in provincia di Agrigento ritenendo che la misura sia idonea a salvaguardare le esigenze cautelari e consentirgli le cure per la patologia di cui soffre che già, poche settimane dopo l'arresto, aveva portato alla scarcerazione e alla concessione degli arresti domiciliari. Vitanza, secondo quanto ipotizza la Dda che gli contesta l'associazione mafiosa, sarebbe stato un affiliato della cosca del "paracco" di Palma di Montechiaro, ritenuta alternativa a Cosa nostra e stiddra. 

La nuova cosca, secondo l'accusa, sarebbe stata messa in piedi dal 61enne Rosario Pace di Palma di Montechiaro, appartenente alla storica famiglia: la condanna nei suoi confronti - 16 anni in primo grado, già ridotta di un terzo per effetto del rito abbreviato - è una delle più alte. 

Nel blitz, eseguito dai carabinieri all'alba del 13 gennaio del 2021, era finito in carcere pure il consigliere comunale di Palma di Montechiaro, Salvatore Montalto, 52 anni, arrestato con l'accusa di associazione mafiosa e dimessosi all'indomani dell'arresto. Montalto è morto in carcere lo scorso gennaio e non compare più nella lista degli imputati.

Il giudice gli aveva inflitto 12 anni di reclusione. L'ex consigliere, fra le altre cose, era stato riconosciuto colpevole di avere messo a disposizione del clan i servizi bancari dell’Unicredit di cui era dipendente.

Le intercettazioni hanno mostrato le fibrillazioni della cosca durante la campagna elettorale e in occasione dello spoglio. La cosca, inoltre, avrebbe allestito un vasto traffico di cocaina, hashish e marijuana per finanziare le attività del clan. 
 

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