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Domenica, 28 Aprile 2024
Il verdetto / Favara

"Distrusse le scritture contabili ma non fece sparire i beni dell'azienda": ridotta condanna a imprenditore

Sei mesi di reclusione (2 in primo grado) a Gerlando Scibetta, 31 anni, accusato di avere provocato un crac da oltre 250mila euro

Sei mesi di reclusione per l'accusa di avere occultato le scritture contabili: la Corte di appello di Palermo riduce la pena nei confronti dell'imprenditore di Favara, Gerlando Scibetta, 31 anni, riconosciuto colpevole in primo grado di una serie di condotte di bancarotta fraudolenta che avrebbero provocato il crac della sua azienda, che operava nel settore della commercializzazione di prodotti alimentari, per oltre 250mila euro.

Il collegio presieduto da Luciana Caselli, ha accolto gran parte delle tesi sostenute dal difensore, l'avvocato Emilio Dejoma, e ha ridotto la pena. In primo grado, il 13 ottobre del 2021, i giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, gli avevano inflitto 2 anni di reclusione ritenendolo colpevole di avere fatto sparire i beni dell'azienda e occultato le scritture contabili con la finalità di impedire al curatore di ricostruire il patrimonio e, soprattutto, far sparire le risorse destinate a creditori ed erario.

La Corte di appello lo ha condannato solo per avere occultato alcune scritture contabili. L'imputato, in qualità di amministratore della Ge.Al. Market srl, società che operava nel campo della distribuzione alimentare, era accusato di avere fatto sparire dalla società beni per circa 35.000 euro e, in particolare, un carrello elevatore del valore di circa 29.000 euro e due transpallet (macchinari che servono per la movimentazione della merce) del valore di circa 2.500 euro ciascuno. 

La società fu dichiarata fallita, con sentenza del tribunale di Agrigento, il 3 marzo del 2016 e ha chiuso con un default di oltre 253 mila euro.

Scibetta, in particolare, è stato condannato per avere fatto sparire le scritture contabili, che il curatore fallimentare - sostiene l'accusa - non trovò, "per non consentire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari". Una tecnica abbastanza comune che serve a “svuotare” le imprese in vista della dichiarazione di fallimento in seguito alla quale i beni dell'azienda vengono ripartiti fra i creditori.  

Nonostante la pena non sia superiore al tetto di due anni, all'imputato non era stato concesso in primo grado il beneficio della sospensione condizionale per via di due precedenti.

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