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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Commemorazione dei defunti: "Diciamo no alla mediocrità, rifiutiamo di vivere al ribasso"

Un passaggio dell'omelia dell'arcivescovo nel corso della messa al cimitero

Si è svolta presso il cimitero di Agrigento e sotto una leggera pioggerellina la consueta messa in onore dei defunti. L'arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro davanti a un centinaio di fedeli incuranti del brutto tempo ha iniziato l’usuale Omelia. Il Vescovo ha preso spunto da San Paolo che in una delle sue lettere scrisse: "Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui".

Montenegro, ripete ai credenti che il lutto non è solo un giorno di tristi ricordi, ma è visto come un momento di speranza: "È vero che non è facile pensare né guardare la morte, ma, per quanto tentiamo, non è possibile nasconderla. Vogliamo o no, dobbiamo farci la ragione che c’è e non può essere considerata solo nemica, perché essa, se la si sa guardare, può essere anche maestra di vita. Nella sua inevitabilità e nella sua imprevedibilità, infatti, ci costringe a fare i conti con la nostra vita".

"La morte – continua Montenegro - ci chiede di portare la propria piccola o grande pietra per la costruzione comune. Di sentirsi perciò responsabili di ciò che succede. Di dire di no alla mediocrità, di rifiutare di vivere al ribasso, di non cercare sconti, o fare passare il tempo sbiaditamente. Forse è per questo che la morte ci crea difficoltà: è una realtà più grande di noi che esige molto. Lo si capisce – continua l'arcivescovo - anche dal modo con cui dinanzi ad essa si pongono i santi: Francesco la chiama sorella, don Bosco chiedeva 'L'ho detto agli altri, ora ho bisogno che gli altri lo dicano a me e mi aiutino a morire’. La morte è una cosa seria, è l'ultimo atto di piena responsabilità dell'uomo verso se stesso e verso Dio".

Sono attenti e raccolti in un religioso silenzio i fedeli presenti alla Santa Messa, per un’ora il dolore ha lasciato spazio alla speranza, pendendo dalle labbra dell'arcivescovo agrigentino. Egli ha citato anche le belle parole del filosfoo russo Pasternak, il quale durante il ricovero per la sua ultima malattia scrisse:"Mio Dio, nella luce tenue, indistinta che circonda il mio letto, risento la dolcezza di sapere che io stesso, il mio destino, altro non sono che un Tuo dono prezioso. Mentre su questo letto la mia vita si spegne, sento il fuoco delle Tue mani. Ti appartengo, io, l'oggetto che Tu hai forgiato, e Tu disponi di me, come dell'anello che si ripone nello scrigno".

Monsignor Montenegro ha concluso l'Omelia, ricordando che l’essere umano è fatto per il cielo e il cielo chiede di far posto su questa terra:"Vivere in cielo è 'essere con Cristo'.  Ma si può essere con Lui anche quaggiù. Dice Sant'Ambrogio che la vita 'è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è la vita".

Foto di Calogero Montana Lampo


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