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Domenica, 28 Aprile 2024
Tribunale

Crac di un'azienda farmaceutica: 5 condanne, 4 assoluzioni

Al centro del processo la presunta distrazione di somme che sarebbe stata architettata fra due società - Bio Medical System e Milena Farmaceutica - per sottrarre risorse ai creditori per circa 300mila euro

Cinque condanne, tre assoluzioni e prescrizione per le accuse più datate: i giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, hanno emesso la sentenza del processo scaturito dal crac di un'azienda farmaceutica che sarebbe stata svuotata per sottrarre risorse ai creditori e all'erario.

Il verdetto del tribunale si avvicina molto al contenuto delle richieste formulate dal pubblico ministero Giulia Sbocchia a conclusione della requisitoria del processo a carico di 8 persone imputate di bancarotta fraudolenta. La vicenda si snoda attorno a due aziende: la Bio Medical System e la Milena Farmaceutica. In particolare si ipotizza che sarebbero stati distratti 300mila euro dalla prima società per farla transitare sulla seconda sottraendo risorse ai creditori in vista del fallimento. La condanna a 3 anni di reclusione, in particolare, è stata inflitta per Filippo Gandolfo e Alfredo Fiaccabrino, rispettivamente amministratore della Bio Medical Sistem il primo, della Milena Farmaceutica il secondo: il magistrato della procura aveva chiesto la condanna a una pena leggermente superiore ovvero 3 anni e 4 mesi.

Due anni di reclusione per Felicia Palumbo, Salvatore Lombardo ed Enzo Penna, componenti del collegio sindacale della Bio Medical System. La pena inflitta, in questo caso, è uguale a quella proposta dal pubblico ministero nelle scorse settimane, quando aveva rassegnato le proprie conclusioni. 

Assoluzione per Anna Limbrici, amministratore della Bio Medical nonchè Salvatore Alongi, Giuseppe Bartolomeo (amministratori della Milena Farmaceutica) e Alessandra Fiaccabrino, ex componente del consiglio di amministrazione della Bio Medical. Proscioglimento per tutti gli imputati da alcuni capi d’imputazione andati prescritti: decisa, inoltre, l'assoluzione da alcune singole accuse.

I fatti al centro del processo risalgono al lontano 2010: i giudici hanno riconosciuto la natura illecita di una serie di operazioni finanziarie che, sostiene l'accusa, avrebbero avuto come unica finalità quella di fare sparire i soldi in vista del fallimento in modo che creditori ed erario non riuscissero ad ottenere quanto dovuto. In particolare la società si sarebbe spogliata di beni e mezzi, facendoli transitare in un'altra azienda dove non potevano essere più "attaccati" dai creditori. 

Dopo la requisitoria del pubblico ministero Giulia Sbocchia i giudici hanno dedicato alcune udienze alle arringhe dei difensori degli imputati (il collegio era composto dagli avvocati Giuseppe Barba, Francesco Scopelliti, Alberto Seggio, Giancarlo Noto, Aldo Virone, Fabio Quattrocchi, Enrico Quattrocchi e Stefano Catuara) che hanno illustrato i loro interventi conclusivi.

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