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Domenica, 28 Aprile 2024
L'evento

La stagione al Palacongressi entra nel vivo con Fabrizio Gifuni: lo spettacolo dedicato ad Aldo Moro va verso il “sold out”

Un tema delicato, ancora oggi attualissimo e particolarmente sentito dal pubblico che si è scatenato in una corsa per accaparrarsi il biglietto: appuntamento il 31 gennaio

Dalla televisione al palcoscenico Fabrizio Gifuni è ormai il volto di Aldo Moro nell’immaginario collettivo. Il grande pubblico (una media di circa 3 milioni di telespettatori) lo aveva visto interpretare lo statista ucciso dalle Brigate rosse nel film “Esterno notte” di Marco Bellocchio, andato in onda su Rai Uno lo scorso novembre (poi su Netflix qualche settimana più tardi) dopo una iniziale distribuzione nelle sale cinematografiche.

Ora, a distanza di pochi mesi da quella “prima tv”, Fabrizio Gifuni continua non solo a prestare il volto ad Aldo Moro (era il 9 maggio del 1978 quando il corpo senza vita dell’ex presidente della Democrazia Cristiana venne ritrovato, lo stesso giorno in cui uccisero Peppino Impastato) ma ad indagare su uno dei più grandi casi ancora non del tutto chiari della storia italiana del Novecento. Ed ecco che il suo studio diventa uno spettacolo di grandissimo successo che ora arriva anche ad Agrigento, il 31 gennaio al Palacongressi: il primo appuntamento “ufficiale” della stagione 2024 - dopo il fuori programma di Valentina Persia - che avvia un ciclo di eventi che rilancerà definitivamente la grande struttura polivalente del Villaggio Mosè dopo anni di silenzio.

Il Palacongressi cambia faccia e diventa “teatro”: al via la stagione per una nuova dimensione di spettacolo dal vivo

Nonostante il tema impegnativo, questo spettacolo - intitolato “Con il vostro irridente silenzio” - va già verso il “sold out” dimostrando che il “Caso Moro”, ancora oggi, appassiona il pubblico. Ed è quindi “corsa” all’ultimo biglietto. Tutti curiosissimi dunque, dopo aver visto il film, di rivedere Gifuni in una veste differente che dalla dimensione cinematografica lo porta all’approfondimento, al misurarsi, con forza e determinazione, con lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia.

“Aldo Moro - spiega Gifuni - durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale – il cosiddetto memoriale – partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri. Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, l’insieme delle carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia: quelle ritrovate o, meglio, quelle fino a noi pervenute. Un fiume di parole inarrestabile che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto. La stampa, in modo pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per quest’ulteriore crudele tortura. Dopo quasi 50 anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. I corpi a cui non riusciamo a dare degna sepoltura tornano però periodicamente a far sentire la propria voce. Le lettere e il memoriale sono oggi due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre”.

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