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Tribunale della libertà / Licata

"Ha messo a disposizione di Cosa nostra le sue agenzie di scommesse": imprenditore resta in carcere

I giudici del riesame confermano l'ordinanza a carico del 50enne Vincenzo Corvitto, principale indagato dell'operazione "Breaking bet", accusato di concorso esterno in associazione mafiosa

Ordinanza cautelare in carcere confermata: i giudici del tribunale del riesame di Palermo, al quale si sono rivolti i legali Salvatore Pennica e Daniele Ripamonti, hanno rigettato la richiesta di annullamento del provvedimento restrittivo a carico dell'imprenditore licatese Vincenzo Corvitto, 50 anni, personaggio principale dell'operazione "Breaking Bet", che avrebbe disarticolato un giro di scommesse on line illegali oltre che di estorsioni mafiose.

Scommesse illegali ed estorsione, scatta l'operazione

Corvitto è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: la Dda, in particolare, gli contesta di avere messo a disposizione di Cosa nostra i posti di lavoro delle sue aziende per avere, in cambio, il sostegno necessario per estendere le sue attività fino a operare in regime di monopolio. In questo modo, sostiene l'accusa, avrebbe contribuito al rafforzamento delle cosche dell'Agrigentino e del Trapanese, territori dove operava.

L'inchiesta "Breaking bet": gli indagati e il timore delle intercettazioni

L'inchiesta a carico dell'imprenditore, già scagionato in passato dall'accusa di avere gestito un giro di scommesse illegali, per il momento regge.

L'operazione, con sei arresti e altre quattro misure cautelari interdittive, è scattata l'8 novembre ed è stata eseguita dalla Dia. 

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