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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Messina Denaro a processo per estorsione, sceglie l'abbreviato ma vuole che vengano sentite le vittime

L'accusa riguarda le presunte minacce e pressioni che il capomafia avrebbe fatto ad una coppia di suoi prestanome per riottenere un terreno. I due deporranno davanti al giudice a settembre. Il boss aveva già chiarito che dal suo punto di vista non avrebbe commesso alcun reato ma solo "rivendicato un diritto"

Avrebbe fatto pressioni e minacce per riottenere un suo terreno ("che mio padre aveva acquistato nel 1983") da una coppia di prestanome e per questo il boss Matteo Messina Denaro si ritrova a processo per estorsione. Oggi non ha partecipato all'udienza, ma attraverso il suo legale, Lorenza Guttadauro, che è anche sua nipote, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato, a condizione però che vengano sentite proprio le sue presunte vittime, ovvero Giuseppina Passanante e il marito. Una richiesta che è stata accolta dal gup Rosario Di Gioia.

Il capomafia aveva accettato di rispondere alle domande sulla vicenda che gli avevano fatto i sostituti procuratori Gianluca De Leo e Giovanni Antoci e il gip Alfredo Montalto, respingendo con decisione le accuse e sostenendo che le richieste fatte alla coppia sarebbero state solo "rivendicare un mio diritto". Messina Denaro aveva spiegato che "la signora Passanante in tutti questi anni di mia assenza si tenne sempre tutto il profitto di questo terreno". 

Il capomafia aveva aggiunto: "Negli ultimi anni vengo a sapere che lei stava vendendo il terreno, tra parentesi avevano l'affare concluso sotto prezzo perché lei voleva prendersi questi soldi di questo terreno, cioè lo rubava, e pagarsi il mutuo. E avrebbe pagato tutto con i miei beni. Questi discorsi per me non sono onesti perché le persone agiscono come vogliono, ma ognuno poi risponde con la propria dignità delle cose che fa, nel bene e nel male. E allora che cosa ho fatto? L'ho contattata con una lettere e gliel'ho firmata, non no detto pseudonimi, firmato con Matteo Messina Denaro, perché io credevo di essere nella ragione dei fatti".

Messina Denaro aveva anche specificato che "la prassi però voleva, e la signora Passanante lo sa, che il momento in cui io avrei deciso che avevo bisogno io, lo facevo sapere, lei lo vendeva e mi mandava i soldi, prima se li metteva in banca e poi a poco a poco li prendeva, ovviamente io le avrei fatto un regalo per tutto, invece lei si vuole rubare... Quindi lei doveva vendere e dare i soldi a me, ma lei non ha sistemato niente". Ed era stato chiaro: "Io se le cose se le prende lo Stato ci sto, è lo Stato, io sono nessuno... Ma che tu mi vieni a rubare le mie cose vedi che le mie cose non me le faccio rubare, mi vado a prendere tanti altri processi". Ed è proprio quello che - dopo trent'anni di latitanza - è accaduto. Il processo è stato rinviato a settembre proprio per sentire le presunte vittime dell'estorsione.

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