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Cronaca

Beni culturali sempre più a rischio, i tombaroli non conoscono crisi

Sono tanti i siti in provincia dove i ladri di antichità operano quotidianamente, distruggendo un patrimonio di tutti noi

Sullo strano ritrovamento di un borsone pieno di beni archeologici, abbandonato nei giorni scorsi nei pressi dei locali del Parco archeologico faranno chiarezza le forze dell'ordine. Tuttavia la vicenda, che è verosimilmente connessa all'azione condotta da un collezionista "pentito" o - molto più probabilmente - da qualcuno che si è trovato ad "ereditare" questi beni (che erano certamente custoditi in un'abitazione privata) e ha scelto di liberarsene senza distruggerli (meritoriamente), porta con sé una riflessione più ampia su un fenomeno difuso ma abbastanza taciuto in provincia, quello del mercato di beni archeologici. 

Sì, le forze dell'ordine ci hanno abituato a periodiche individuazioni di "tombaroli" di più o meno rilevante spessore sorpresi con i ferri del mestiere (attrezzi da scavo, metal detector) e magari qualche reperto ritrovato sotto terra, ma in realtà ogni persona fermata ce ne sono almeno un altro paio che continuano a derubarci di piccoli e preziosi frammenti del nostro passato.

Il misterioso borsone rinvenuto alla Valle, perde quota l'ipotesi tombaroli

Sono tanti i siti in provincia dove è usuale trovare le tracce del passaggio di questi ladri di antichità. Alcuni presentano un paesaggio veramente post bellico: un esempio é l'area del "Castiddrazzo" a Palma di Montechiaro. Sulla sommità della collina che conserva tracce di un piccolo castello (in una località dove fu ritrovata forse la più antica triscele mai rinvenuta) è possibile infatti trovare decine e decine di buche quadrate tutte uguali, segno di un'attività di estrazione sistematica e soprattutto incontrollata.

Borsone sospetto all'ingresso della Valle: dento tanti reperti archeologici

Se sempre tra Agrigento e la città del Gattopardo ci sono altri siti (uno è quello di Cignana), i tombaroli non si fanno problemi a spingersi anche nei pressi di siti archeologici teoricamente sorvegliati e "istituzionali" come quello di Minoa o ancora come Monte Adranone. Proprio nel primo caso si sta correndo ai ripari da parte del Parco Archeologico con il posizionamento di telecamere a circuito chiuso (così come sta avvenendo nell'area di Vulcano) per provare ad arginare il fenomeno.

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