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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Manifestazione degli agricoltori sulla statale Palermo-Sciacca, c’era anche Ida Carmina: “Queste persone vanno aiutate seriamente”

La deputata nazionale del Movimento 5 stelle ha puntato il dito contro i governi di Meloni e Schifani: “Finora c’è stato un totale disinteresse, non bastano solo parole di circostanza”

La deputata nazionale del Movimento 5 stelle Ida Carmina, ex sindaco di Porto Empedocle, ha aderito alla manifestazione di protesta degli agricoltori siciliani che hanno sfilato sulla strada statale 624 Palermo Sciacca. “Bisogna intervenire con provvedimenti di rilancio e tutelare un comparto strategico per l’economia isolana - detto Carmina - perché queste persone vanno aiutate seriamente”.

E punta il dito contro il governo nazionale e regionale di Meloni e Schifani: “Finora c’è stato un totale disinteresse. Non bastano solo parole di circostanza”. Tanta solidarietà, dunque, condividendo la protesta dei piccoli produttori agricoli per i provvedimenti che riguardano i tagli al settore: “La dimenticanza verso un settore fondamentale e trainante, la mancanza di provvedimenti che regolamentano il divario di prezzi praticati dalla grande distribuzione che mortifica e rende impossibile il lavoro agricolo in sottocosto. 

L’agricoltura siciliana - continua Carmina - è arrivata ad un punto di crisi così grave che i giovani imprenditori agricoli, le nuove generazioni, dopo i sacrifici che hanno segnato la vita dei loro avi, sono costretti ad abbandonare la terra e ad emigrare con il conseguente, inesorabile declino ed abbandono di un comparto essenziale per tutti i cittadini che è parte importante dell’economia siciliana e delle sue prospettive di sviluppo grazie a produzioni di qualità, frutto di un’agricoltura rispettosa dell’uomo, degli animali, della natura e dei legami profondi che sono alla base del nostro ecosistema e che non possiamo permettere che vadano distrutte. 

La politica del governo Meloni ha gravissime responsabilità con i tagli al settore agricolo operati in finanziaria. Ma non è solo questione economica: la distruzione del comparto agricolo siciliano provocherà l’eliminazione del valore immenso di quella civiltà contadina che oggi si esprime nel lavoro dei piccoli produttori agricoli, che rappresentano l’anima dell’economia delle comunità che vedranno il loro inevitabile impoverimento e spopolamento perché dal futuro dei nostri produttori agricoli dipende il futuro di tante comunità. Ho ascoltato le esigenze e le istanze dando la mia piena disponibilità a farmi da portavoce. Gli agricoltori hanno una visione e proposte che la politica deve ascoltare con un deciso cambiamento di rotta. Non chiedono misure tampone o assistenziali ma un cambio di paradigma, scelte politiche che vadano alla radice dei problemi del comparto e siano rispettose di esso.

Pur non essendo contrari alle fonti di energia rinnovabili, chiedono che i terreni agricoli non vengano colonizzati e coperti in modo dissennato da distese agro e fotovoltaiche, ma che gli insediamenti avvengano dentro una preventiva concertazione e pianificazione che coinvolga le comunità locali. Chiedono non più procrastinabili politiche europee che riconoscano il valore delle produzioni di qualità, frutto di un’agricoltura rispettosa dell’uomo, degli animali, della natura e dei legami profondi che sono alla base del nostro ecosistema, discusse, programmate e concordate con chi svolge effettivamente tali attività. Chiedono alla politica di garantire un processo virtuoso di redistribuzione del reddito che garantisca un’equa distribuzione dei margini nella filiera, dal produttore al consumatore. Chiedono che al centro della filiera produttiva sia la persona umana ed il suo diritto alla salute; che si salvaguardi l’ambiente ed il paesaggio; che ci si opponga al ricorso a diserbanti chimici di sintesi, fertilizzanti e prodotti processati; che venga difendersi il suolo e la biodiversità, tutelata la naturalità delle produzioni.

E tutto ciò impone di tutelare i piccoli produttori rispetto alle grandi imprese e soprattutto siano preservati dalla concorrenza sleale di prodotti provenienti da altri Stati, a basso costo perché non soggette alle prescrizioni previste in Italia per la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, sacrificando l’agricoltura di qualità italiana, rispetto al conseguimento di interessi di geopolitica globale. Tra le proposte concrete: prezzo minimo garantito, un ricarico vigilato sui vari passaggi, dalla produzione alla vendita al consumatore finale, abbattimento dei ruoli contributivi Inps per i piccoli imprenditori agricoli, detassazione ed incentivazione statale e regionale del consumo a chilometri zero nelle comunità locali, controlli sanitari stringenti presso i porti siciliani dei prodotti agricoli esteri, accesso al credito agevolato per le piccole aziende agricole e misure di mitigazione dei costi di trasporto delle produzioni nei mercati extra-regionali. E soprattutto una revisione delle politiche europee Pac 2023-2027, con particolare riguardo alle regioni e alle loro unicità climatiche e tipicità produttive oltreché ai fabbisogni specifici del comparto. Non sono richieste impossibili e mi impegnerò a portarle avanti. Ci vuole la volontà politica e l’utilizzo delle risorse in base alle necessità del territorio a cui dare riscatto e sviluppo. Diciamo la verità. Le risorse ci sono.

Ma il Governo Meloni le impiega per le armi e per l’industria bellica. Le impieghi anche per gli aratri e l’agricoltura, essenziale per la vita dell’uomo e per lo sviluppo della nostra terra. Perché le armi non si mangiano, portano morte e distruzione e noi preferiamo la pace”.

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