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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Servizio idrico, le associazioni ancora all'attacco: "Si continua a perdere tempo"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

Si avvicina inesorabilmente la scadenza del primo luglio 2022 imposto dal disegno di legge Draghi, denominato “concorrenza”, per fare piazza pulita dei servizi pubblici locali che abbiano avuto l’ardire di resistere alla mano salvifica del “mercato” e del privato. Il colpo di spugna su 15 anni di lotte per l’acqua pubblica riguarda a pieno titolo anche il destino del nostro servizio idrico, ma chi dovrebbe occuparsene sembra non esserne affatto preoccupato. I sindaci invitano le associazioni (le poche parlanti) a non eccedere con gli “allarmismi”, ma quali rassicurazioni hanno fornito, ad esse e all’utenza, per placare l’apprensione sul futuro dell’acqua pubblica? I segnali sono tutt’altro che incoraggianti. Se per ipotizzare cosa succederà nel futuro prossimo volessimo guardare al recente passato, vedremmo che oggi viene riproposta dai sindaci la consueta tecnica dilatoria che tanto ha danneggiato il servizio e i cittadini.

A distanza di 8 mesi dalla costituzione di Aica la Consulta delle associazioni, dopo un primo incontro interlocutorio, non viene ancora avviata, impedendo alle associazioni di fornire il contributo necessario al risanamento dell’azienda, con i bilanci alla mano.

La tecnica dilatoria ha dato i suoi nefasti frutti anche quando i sindaci hanno impiegato quasi 3 anni per costituire un’azienda pubblica che avrebbero potuto ottenere dopo 1 anno. Perdere 3 anni ha invece portato al fallimento della gestione commissariale, ad un possibile arresto del servizio idrico e all’intervento della curatela fallimentare con la quale oggi AICA deve scendere a patti, con non poche ripercussioni sul servizio. INSOMMA UN DISASTRO.

La tecnica dilatoria applicata all’approvazione del piano d’Ambito ha portato i sindaci ad approvarlo l’ultimo giorno utile prima della scadenza imposta dal Ministero, evitando per un pelo di non poter accedere ai finanziamenti previsti per il ciclo 2021/2027. Detto piano, votato in questo clima emergenziale (creato dal tempo perso in precedenza), presenta diversi profili di illegittimità che i sindaci si sono ripromessi di emendare, ma non l’hanno più fatto. A causa di tutto ciò oggi abbiamo un gestore che sta producendo debiti su debiti che pagheranno i cittadini e i comuni.

Altra inaccettabile e illegittima quantità di tempo è stata concessa ai comuni richiedenti la salvaguardia e ai comuni non salvaguardati con gestioni autonome, per la cessione di reti e infrastrutture al gestore Unico che unico non è e che, di questo passo, non lo sarà mai. Queste concessioni temporali sono, in primo luogo, inaccettabili “moralmente”, perché sottopongono i cittadini di uno stesso ambito ad un servizio iniquo e disomogeneo per qualità e costi; in secondo luogo, la dilazione è illegittima giuridicamente perché non prevista da nessuna norma di legge. Non erano previsti i 18 mesi di tempo per consentire ai comuni richiedenti la salvaguardia di ottenere i requisiti di legge (che non hanno), non sono previsti i 12 mesi di tempo ai comuni non salvaguardati affinchè entrino a far parte di AICA, tanto meno gli ulteriori dodici mesi (quindi 24 mesi) di tempo ai salvaguardati per fare lo stesso (non avendo ne ATI ne la Regione mai accertato se avessero o no i requisiti).

Per non parlare degli 8 anni impiegati per la cessione delle reti da parte del consorzio Tresorgenti in favore del gestore (una sentenza del tribunale delle acque ne imponeva lo scioglimento già nel 2014) e degli 11 anni di vita della Girgenti Acque di Marco Campione, quando già a partire dal primo anno di attività erano chiare le gravi inadempienze del gestore privato che avrebbero ben legittimato l’attivazione della clausola risolutoria espressa del contratto.

Ma torniamo all’oggi. Anche sulla questione "Consulta" i Sindaci mostrano tutta la loro propensione a non avere "intralci" tra i piedi. Sono in grosse difficoltà a gestire un’azienda pubblica che A PAROLE hanno sempre dichiarato di volere nella gestione del SII. Nei fatti, dopo otto mesi, sono ancora in mezzo alla palude e a tre mesi dalla scadenza degli "esami di ammissione" voluti dal PNRR e dal DL “concorrenza”, non sappiamo ancora come faranno a mantenere in mano pubblica un’azienda che dovrebbe marciare in regime di full cost recovery ed invece registra pesanti negatività. Sarà l’ennesima emergenza apparecchiata per giustificare il prossimo colpo di grazia all’acqua pubblica sulla pelle dei cittadini e in barba alla volontà popolare?

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