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Domenica, 28 Aprile 2024
La sentenza / Sambuca di Sicilia

Feudo Arancio e l'inchiesta sul riciclaggio, Corte d'appello: "Il fatto non sussiste"

All'inizio di marzo del 2022, il gup si era già pronunciato sul non doversi procedere. Adesso è arrivato il secondo verdetto e i giudici hanno disposto anche la distruzione delle intercettazioni telefoniche

"Non luogo a procedere". Anche la Corte d'appello di Trento, dopo il giudice per l'udienza preliminare, ha confermato il non doversi procedere, perché il fatto non sussiste, nei confronti dei vertici del gruppo Mezzacorona. 

Nel 2020 la guardia di finanza di Trento sequestrò vigneti e fabbricati, del valore di oltre 70 milioni di euro, alla cantina siciliana Feudo Arancio, ipotizzando a carico dei rappresentanti legali del gruppo vitivinicolo trentino Mezzacorona il reato di riciclaggio. Il sequestro preventivo venne emesso dal gip al termine di una inchiesta su presunti tentativi  di infiltrazione mafiosa nell'economia trentina. I sigilli vennero apposti a un complesso aziendale che si estende nelle province di Agrigento e Ragusa con oltre 900
ettari di vigneti e numerosi fabbricati. All'inizio di marzo del 2022, il gup si era già pronunciato sul non doversi procedere. Adesso è arrivato il verdetto - identico a quello del gup - della Corte d'appello che ha disposto anche la distruzione delle intercettazioni telefoniche.

"Esprimiamo piena soddisfazione perché i giudici hanno condiviso integralmente le argomentazione della difesa, affermando la assoluta insussistenza delle accuse rivolte ai verti del gruppo Mezzacorona, e riconoscendo che questi hanno sempre agito in piena trasparenza e nel pieno rispetto della legalità", ha spiegato all'ANSA l'avvocato Vittorio Manes, difensore di uno degli imputati. 

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