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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

"Gestivano i viaggi del migranti dall'Africa alla Sicilia", 15 trafficanti condannati in appello

Gli imputati, arrestati nell'ambito dell'operazione Glauco 2, erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di avere fatto entrare illegalmente in Italia centinaia di extracomunitari in cambio di somme che andavano dai 1500 ai 2000 dollari ciascuno

Quindici condanne confermate, con lievi riduzioni di pena, e una assoluzione: si è concluso così il processo d'appello  ai componenti di un'organizzazione criminale che organizzava e gestiva i viaggi dei migranti tra l'Africa e la Sicilia e aveva cellule in Italia e in altri Paesi europei.

"Tratta di migranti dall'Africa verso Lampedusa", condanne per oltre 120 anni

A 8 anni sono stati condannati i capi dell'associazione: Asghedom Ghermay e Yonas Gebititois. Sei anni sono stati inflitti a Goitom Netsereab, Teklehaimanot Habtom, Kerebel Goutama Nahome, Ibraim Munire, Yaried Andemeskel, Radae Yonas, Abrha Yrga, Amare Efrem e Habte Madege; mentre a Melles Matywos, Berih Tsegai, Dialo Ibrahima e Omer Mahamed Mudeser sono stati dati 5 anni. Unico assolto Mulubrahan Gurum, in primo grado condannato a 8 anni.

Gli imputati, arrestati nell'ambito dell'operazione Glauco 2, erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di avere fatto entrare illegalmente in Italia centinaia di extracomunitari in cambio di somme che andavano dai 1500 ai 2000 dollari ciascuno e di avere consentito ai migranti giunti nel Paese di spostarsi e trasferirsi nel nord Europa.

L'inchiesta era coordinata dal pm Gery Ferrara e nacque dopo il naufragio di un barcone davanti alle coste di Lampedusa ad ottobre del 2013. 

Glauco 2, quelle fughe organizzate dai centri di Siculiana, Porto Empedocle, Favara e Agrigento

Le indagini, eseguite dallo Sco della polizia e dalle Squadre mobili di Agrigento e Palermo, hanno dimostrato che l'organizzazione puntava su tre momenti fondamentali: "l’aggancio" del cliente, tramite un contatto telefonico o de visu; l’allontanamento dalla struttura di accoglienza (e, in questo senso, le indagini si sono concentrate sul centro "Villa Sikania" di Siculiana e sul C.A.R.A. di Mineo) finalizzato a sottrarre i migranti all'identificazione da parte delle autorità italiane, talvolta anche per mezzo di fughe organizzate dal centro o con lo scambio di badge e documenti; e, infine, l'ospitalità, all’occorrenza, in abitazioni a disposizione dell’organizzazione.

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