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Cronaca

Open Arms, Salvini al bunker di Palermo: ecco le accuse della Procura

Nell'agosto del 2019 era stato il procuratore Luigi Patronaggio a salire a bordo della nave, accompagnato da psicologi e medici. Alcune ore dopo, il magistrato dispose lo sbarco e il sequestro preventivo d'urgenza dell'imbarcazione, ipotizzando il reato di abuso d'ufficio

"Imputato per avere, nella sua qualità di ministro dell'Interno pro-tempore, abusando dei suoi poteri,  privato della libertà personale 107 migranti di varie nazionalità giunti in prossimità delle coste di Lampedusa nella notte tra il 14 e  il 15 agosto 2019". Eccolo, secondo quanto riporta l'Adnkronos, l'atto di accusa della Procura di Palermo all'ex vicepremier Matteo Salvini, che domani sarà all'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per la prima udienza preliminare nel procedimento che lo vede accusato fi sequestro aggravato di persona e omissioni di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. "In due paginette si legge l'accusa che il procuratore Francesco Lo Voi, l'aggiunto Marzia Sabella e il pm Geri Ferrara, nei confronti del leader della Lega.

L'ex ministro dell'Interno, stamani, secondo quanto riporta l'Ansa, ha così commentato: "Vengo in Tribunale a Palermo come a Catania, assolutamente a testa alta, orgoglioso di quello che ho fatto: di solito un presunto colpevole rinnega, io rivendico con orgoglio di avere salvato vite. Lo rifarei? No, lo rifarò quando tornerò al governo. Lo dico in anticipo: salvare vite, combattere i trafficanti di essere umani,  proteggere i confini e la sirezza del Paese sono un dovere per un ministro".

Ricostruzioni e accuse

"In particolare - scrivono, riporta l'Adnkronos, i magistrati - in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di  tutela dei diritti umani", dicono. "Ed abusando dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza, ometteva senza giustificato motivo, di esitare positivamente le richieste di Pos inoltrate al suo ufficio di gabinetto da IMRCC il 14, 15 e 16 agosto 2019, così provocando l'illegittima privazione della libertà personale dei migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave". Nelle  carte che il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha esaminato c'è molto materiale probatorio a carico del leader leghista. A partire dall'esito dell'ispezione sanitaria guidata dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che testimonierebbe l'omissione di quegli atti d'ufficio che il Viminale avrebbe dovuto adottare, al decreto cautelare d'urgenza del presidente di sezione del Tar del Lazio Leonardo Pasanisi che, alla vigilia di ferragosto, accolse il ricorso della Ong spagnola annullando il provvedimento di divieto di ingresso in acque territoriali italiane firmato da Salvini e dai ministri Toninelli e Trenta in applicazione del decreto sicurezza-bis. C'è poi la mail con la quale il comando della Guardia costiera comunica al Viminale il suo "nullaosta allo sbarco".

Il giorno successivo, cioè il 10 agosto, la nave fece un altro soccorso. Questa volta vennero salvate altre 39 persone, e altre ancora vennero trasferite per motivi di salute. Il 12 agosto intervenne il tribunale dei minori di Palermo. Il giorno successivo i  legali di Open Arms presentarono un ricorso al tribunale amministrativo del Lazio contro il decreto sicurezza bis. E il 14 agosto arrivò la decisione del Tar del Lazio che sospese il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, accogliendo così il ricorso presentato dall'Ong spagnola. Nonostante ciò, però, la Open Arms non aveva ottenuto un porto di sbarco. Due giorni dopo, il 16 agosto, la ong presentò un ulteriore esposto alla procura di Agrigento per omissione di atti d'ufficio e altri reati. Ma nel frattempo sulla nave la situazione diventò incandescente e decine di migranti si gettarono in acqua per la disperazione.

Due soli bagni alla turca, giacigli sul ponte per 164 migranti salvati in zona Sar libica e costretti in "condizioni estreme", follia e  disperazione tanto da arrivare a gettarsi in mare nel tentativo di raggiungere la terraferma. Il 20 agosto era stato il procuratore di 
Agrigento Luigi Patronaggio in persona a salire a bordo della nave, accompagnato da psicologi e medici. Trascorsero alcune ore e il  magistrato decise di disporre lo sbarco e il sequestro preventivo d'urgenza della nave, ipotizzando il reato di abuso d'ufficio.  Soltanto quel giorno le 83 persone rimaste a bordo riuscirono a toccare terra. "L'autorità pubblica aveva consapevolezza della situazione d'urgenza e il dovere di porvi fine ordinando lo sbarco delle persone", scrisse il procuratore di Agrigento quando decise di intervenire ordinando il sequestro della nave e lo sbarco dei migranti. Quell'autorità pubblica era Matteo Salvini. Due mesi dopo, nel novembre del 2019 venne iscritto nel registro degli indagati un nome: Matteo Salvini, che nel frattempo non era più  ministro dell'Interno. L'accusa è pesante: sequestro di persona aggravato e omissione d'atti d'ufficio. Nel febbraio 2020 il tribunale dei ministri chiese al Senato l'autorizzazione a procedere. A maggio la Giunta per le immunità la respinse mentre l'Aula la approvò. E  domani si va in aula. Ancora una volta, dopo Catania. Anche a Palermo. 

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