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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

"Non si fece corrompere dal vivaista con quaranta palme", assolto l'ex presidente D'Orsi

In primo grado era stato condannato a quattro mesi di reclusione: secondo i giudici della Corte di appello non ci fu alcun accordo illecito

"Assoluzione perchè il fatto non sussiste": i giudici della Corte di appello ribaltano la sentenza di primo grado e cancellano la condanna a 4 mesi di reclusione, inflitta per l'accusa di "corruzione per l'esercizio della funzione" che era stata inflitta in primo grado, l'11 maggio del 2017, all'ex presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi.

"Nessuna corruzione, quelle palme furono un regalo"

L'esperto uomo politico del Movimento per l'autonomia, che ha commentato il lacrime il verdetto, era accusato di essersi fatto dare da un vivaista quaranta palme del suo negozio, destinate alla sua villa di Montaperto, in cambio di un appalto consistente nella vendita all'ente di tutte le piante dell'attività, prossima alla chiusura. I giudici di appello, ai quali si è rivolto il suo difensore, l'avvocato Daniela Posante, hanno cancellato il verdetto con una sentenza di assoluzione nel merito pur trattandosi di un reato, con ogni probabilità, prescritto.

"Non ha commesso alcun reato - ha sostenuto l'avvocato Posante -, manca la prova del collegamento funzionale tra le palme arrivate a casa sua e l'acquisto delle piante fatte dalla Provincia. Senza questo passaggio non esiste alcuna corruzione. Si tratta di due episodi del tutto sganciati fra loro”. 

"Nessuna spesa illegittima", ecco perchè D'Orsi è stato assolto

Secondo i giudici di primo grado, D’Orsi era colpevole. “Anche a voler credere alla tesi - è scritto nella sentenza di primo grado - che l’allora presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, abbia ricevuto un regalo senza alcun preventivo accordo (circostanza sulla quale si dubita per le “contraddizioni dette in aula” e per le dimensioni troppo ingombranti del dono), il fatto stesso di avere accettato e di non avere rispedito indietro le quaranta palme lo rende colpevole di corruzione impropria”.

L'avvocato Posante contestava questa tesi perché “manca alcun nesso fra l’appalto e il dono del vivaista”: i giudici le hanno dato ragione e hanno cancellato la condanna spazzando via ogni ombra. Per D'Orsi è, con ogni probabilità, la fine di un'odissea giudiziaria scandita da otto anni di processi nei quali ha affrontato decine di accuse di peculato, concussione, abuso di ufficio e truffa legati alla gestione dell'ente e a presunti abusi commessi nell'esercizio della sua funzione dai quali è stato sempre assolto con formula piena. Restava in piedi, fino ad oggi, la sola vicenda delle palme che adesso è caduta. "Sono felice ma è stata dura, non posso che ringraziare il mio legale per quanto ha fatto", commenta in lacrime alla lettura del verdetto. 

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