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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia

Ancorata alle regole ma capace di fare affari con la Stidda, Cosa Nostra Agrigentina è un pilastro regionale

Dalla relazione sul primo semestre del 2018 emerge che sarebbe in atto una fase di riequilibrio interno dell’organizzazione mafiosa, provocato anche dalle ultime operazioni che hanno fatto scattare arresti per figure apicali di diverse famiglie

E' rimasta ancora alle tradizionali regole mafiose, motivo per il quale risulta essere difficilmente permeabile dall’esterno. Ed è ancora un pilastro per l’intera organizzazione regionale. Non fa, da tempo ormai, la guerra con la Stidda, con la quale oggi condivide la realizzazione degli affari illeciti. E la Stidda continuerebbe, oltre a Palma di Montechiaro e Porto Empedocle, ad esercitare la sua influenza anche
nelle zone di Bivona, Canicattì, Campobello di Licata, Camastra, Favara e Naro. Emerge questo dalla relazione sul primo semestre del 2018 della Dia.

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Ma Cosa Nostra Agrigentina - la sua articolazione - si caratterizza anche  per una spiccata capacità relazionale con le consorterie mafiose di altre province e regioni, nonché per la forza con la quale riesce a rigenerarsi e a rimodularsi negli assetti. Nell'Agrigentino - scrive la Dia - sarebbe in atto una fase di riequilibrio interno dell’organizzazione mafiosa, provocato anche dalle ultime operazioni di contrasto, a seguito delle quali sono state tratte in arresto figure apicali di diverse famiglie mafiose.

Le ultime risultanze investigative hanno documentato sia una rimodulazione organizzativa in corso nella zona Nord della provincia, nell’entroterra montano – con la formazione di un nuovo mandamento mafioso che, per connotazione geografica e vastità territoriale, viene denominato mandamento “della Montagna” – sia frequenti e stretti rapporti tra esponenti mafiosi agrigentini e le famiglie di altre province siciliane.

Le composizioni e ricomposizioni di famiglie e mandamenti ed i progetti criminali sono influenzati anche dalle scarcerazioni di sodali che, dopo aver scontato la condanna a pene detentive di lunga durata, avrebbero interesse, nella maggioranza dei casi, a riconquistare le pregresse posizioni di potere, non di rado creando attriti all’interno del gruppo. In particolare, la Dia di Agrigento ha segnalato, per il primo semestre del 2018, le scarcerazioni di soggetti, anche con ruoli apicali, appartenenti alle famiglie di Cattolica Eraclea, Favara e Siculiana. 

L'operazione antimafia “Montagna” del 22 gennaio del 2018 - furono 59 gli arresti realizzati dai carabinieri - ha dato la conferma delle "capacità" di Cosa Nostra Agrigentina, degli assetti organizzativi e gestionali dei mandamenti mafiosi di Sciacca e di Santa Elisabetta e sull’esistenza e la piena operatività di quello, neo costituito "della Montagna”. Oltre ad individuare numerosi affiliati, sono stati delineati i ruoli dei vertici mandamentali e di 16 famiglie mafiose ad essi collegate. Le attività hanno interessato anche le province di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Catania, Ragusa ed Enna, evidenziando, tra l’altro, stretti rapporti di reciproca assistenza tra gli esponenti apicali delle diverse realtà mafiose territoriali, nonché con le ‘ndrine calabresi. 

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