Pensionato ucciso perchè molestava le donne in paese, l'inchiesta approda al riesame
La difesa di Roberto Lampasona chiede la scarcerazione: Pasquale Mangione sarebbe stato assassinato su incarico del figlio
L'inchiesta sull'omicidio del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione, ucciso il 2 dicembre del 2011 a colpi di pistola e con il calcio della stessa arma, approda al tribunale del riesame. L'avvocato Antonino Gaziano - difensore di uno dei presunti killer, Roberto Lampasona, 43 anni, di Santa Elisabetta - ha impugnato l'ordinanza del gip di Agrigento Luisa Turco che, in seguito all’esclusione dell'aggravante del favoreggiamento dell'associazione mafiosa, ha confermato la custodia in carcere per lui e per altri due indagati: Antonino Mangione, 40 anni, di Raffadali - l'uomo che ha confessato e raccontato tutto - e Angelo D'Antona, 35 anni, anch'egli di Raffadali.
Quest'ultimo si trova ancora in Germania, dove è stato arrestato, ed è in attesa di estradizione. Giovedì al tribunale del riesame di Palermo sarà, invece, discusso il ricorso della difesa di Lampasona che chiederà l'annullamento del provvedimento di arresto contestando gli indizi a suo carico.
A tirarlo in ballo è stato lo stesso Antonino Mangione, che ha raccontato, due anni fa, dopo essere entrato in contrasto col boss Antonio Massimino e deciso di collaborare, di avere organizzato l'omicidio del sessantanovenne, su incarico di uno dei figli della vittima - Francesco Mangione - che aveva deciso di farlo eliminare perchè andava in giro a disturbare donne sposate.
L'omicidio è avvenuto in contrada Modaccamo, strada di campagna fra Raffadali e Cianciana. L'ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi.
Indagati a piede libero anche lo stesso Francesco Mangione, imprenditore di Raffadali, e il presunto boss quarantenne Francesco Fragapane, di Santa Elisabetta, condannato a 20 anni di carcere nell'ambito del processo "Montagna" con l'accusa di avere diretto il nuovo mandamento mafioso seguendo le orme del padre Salvatore.
Antonino Mangione, che non è un collaboratore di giustizia, racconta che Lampasona avrebbe chiesto al boss l'autorizzazione all'omicidio.