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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia

Il pentito al processo "Vultur": "Di Caro a capo del clan per volere di Di Gati e a Camastra c'è la Stiddra"

L'ex capomafia di Favara, ascoltato in video collegamento da un sito riservato, spiega: "Conosco in maniera diretta solo le vicende che riguardano Favara e la zona della montagna. Il resto lo so perché me lo hanno detto altri"

L'ex capomafia di Favara Giuseppe Quaranta, da alcuni mesi collaboratore di giustizia, depone in video collegamento da un sito riservato, al processo scaturito dall'inchiesta antimafia "Vultur" che avrebbe disarticolato la nuova famiglia mafiosa di Camastra, che faceva capo - sostiene l'accusa - alla famiglia Meli, e ha accertato il rinnovato potere in Cosa Nostra del vecchio boss di Canicattì Calogero Di Caro. 

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Ore 18,24. Piccola baruffa in aula. Una persona si avvicina a pochi metri dalla cella per parlare con Rosario Meli. Il presidente del collegio Luisa Turco fa identificare un uomo, tale Biagio Di Caro.

Ore 18,19. Dopo quasi tre ore si conclude l'audizione del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta e viene chiuso il collegamento.  Il 21 giugno si torna in aula. Fra i testi citati l'ex sindaco di Camastra Angelo Cascià. Il Comune è stato sciolto per "ingerenze della criminalità organizzata" proprio in seguito a questa inchiesta. 

Ore 18,12. Quaranta si spazientisce. "Come le so queste cose? Avvocà! Le ho detto - rispondendo al legale Lillo Fiorello - che ho gestito la latitanza di Di Gati che era il capo provinciale. Le cose me le raccontava". 

Ore 18. Quaranta incalzato da opposizioni e contestazioni, per l'ennesima volta, precisa: "Di Caro era il referente della famiglia di Canicattì, fu capo mandamento fino a quando Falsone non spostò il mandamento". Il pentito aggiunge: "Di Caro era a capo del mandamento per volere di Maurizio Di Gati".  

Ore 17,40. L'avvocato Fiorello contesta l'affermazione secondo cui Di Caro, in quel periodo, sarebbe stato il referente della famiglia mafiosa di Canicattì: "Negli interrogatori con i Pm non gli attribuisce mai questa qualità". Quaranta precisa: "Era un pezzo da novanta, uno che comanda, può attivare qualsiasi canale e risolvere qualsiasi problema. Ho detto sempre questo". 

Ore 17,24. E' il turno dell'avvocato Lillo Fiorello. "Quando hanno deciso di uccidermi? Lo vada a chiedere a loro, non posso saperlo" - il pentito risponde in maniera un po' stizzita - . Il collaboratore di giustizia precisa: "Già qualche mese prima che Fragapane mi facesse arrivare la comunicazione di tenermi fuori, mi sono disimpegnato".  

Ore 17,18. Interviene l'avvocato Angela Porcello che gli chiede precisazioni sull'incontro con Giancarlo Buggea e il cugino di Falsone. Quaranta aggiunge: "Dopo avere comunicato che avrei collaborato con la giustizia sono stato messo in isolamento alcuni giorni e non ho incontrato nessuno". 

Ore 17,14. Quaranta precisa: "L'ordinanza l'ho avuta la sera precedente del primo interrogatorio, ma avevo già deciso di collaborare e avevo firmato". Il collaboratore di giustizia aggiunge: "Non so quando Rosario Meli passò alla Stiddra, né l'ho mai incontrato personalmente".  

Ore 17,12. Lungo battibecco fra il difensore e il Pm Alessia Sinatra sulle modalità di porre le domande.

Ore 17,01. L'avvocato Bonsignore lo contraddice: "Non è vero, nel suo primo verbale lei già dice di avere letto l'ordinanza e parla di questo episodio". 

Ore 16,57. Interviene l'avvocato Raffaele Bonsignore per contestare le date della "cacciata" di Quaranta da parte di Francesco Fragapane: "Prima ci ha detto che era entrato in Cosa Nostra nel 2010, poi fa un balzo di tre anni". Quaranta chiarisce: "Sono stato formalmente affiliato nell'ottobre del 2013. Se mi sono pentito perché sono deluso? Non era una storia sentimentale, ero stanco e fuori da quattro anni. Dopo quattro giorni al Pagliarelli ho voluto cambiare vita. Poi ho saputo che mi volevano uccidere. Questo dettaglio l'ho appreso dall'ordinanza dopo che mi sono pentito, l'ho avuta una settimana dopo".  

Ore 16,43. Interviene l'avvocato Santo Lucia: "E' corretto dire che lei conosce in maniera diretta solo le vicende che riguardano Favara e la zona della montagna?". Quaranta risponde: "Sì, avvocato. Il resto lo so perché me lo hanno detto altri, in particolare Rosario Chianetta. E' un capo della mafia di Favara, tuttora libero". Quaranta ripercorre i motivi del suo essere stato "posato": "Ero stato accusato di non essere produttivo e di non riuscire a portare i soldi a Francesco Fragapane per provvedere alle spese della famiglia e degli avvocati. Mi ero stancato, non riuscivo a fare quello che mi si chiedeva. Quando mi hanno 'posato' sono stato felice".  

Ore 16,39. L'avvocato Giovanni Castronovo ricorda l'episodio dell'incontro con "Angelo, il cugino di Falsone". "Mi ci fece incontrare Giancarlo Buggea al posto di Di Caro che - spiega Quaranta - non poteva muoversi perché anziano e controllato". Castronovo insiste su un errore, commesso da Quaranta negli interrogatori in cui Middioni viene chiamato 'Sindona'. Quaranta: "Avvocato, sul nome posso sbagliarmi". Curiosamente neppure Maurizio Di Gati ricorda mai il cognome di Middioni. 

Ore 16,35. Finisce l'esame del Pm. Iniziano a porre le domande i difensori. 

Ore 16,25. Quaranta aggiunge: "Di Rosario Meli mi ha parlato Rosario Chianetta. Mi disse che ha fatto parte prima di Cosa Nostra e poi della Stiddra. Era nella 'famiglia' col compare con cui poi ha litigato, non conosco il nome. Lo chiamano il 'puparu' perché ci sa fare, sa portare le persone dove vuole. A Camastra è il boss, comanda lui. A Camastra comanda la Stiddra di Meli e si fa quello che dicono loro. Non so che attività svolgesse, ho sentito in tv alcuni responsabili di un'agenzia funebre che denunciavano di essere loro vittime di racket. Il figlio estorce tutti i commercianti dal Villaggio Mosè a Palma. A Camastra hanno sempre comandanto i Meli. Saro Meli conosce Lillo Di Caro. A Camastra si muove foglia se vuole Rosario Meli, altrimenti non si muove".  

Ore 16,20. "Di Caro era capo mandamento di Canicattì. Falsone in un secondo momento lo spostò a Campobello. Con Buggea concordammo un appuntamento al quale partecipò il cugino di Falsone: un certo Angelo (Middioni)". 

Ore 16,16. "Non l'ho conosciuto personalmente, ma so che è un anziano di Cosa Nostra da ritenere sempre operativo. In provincia come lui ci sono solo Salvatore Di Gangi e Cesare Lombardozzi che mi sembra sia morto. Francesco Fragapane voleva diventare capo provinciale di Cosa Nostra e per farlo volle avvicinare Calogero Di Caro. Andai a trovare personalmente Giancarlo Buggea che conosco da 30 anni. Buggea mi disse che 'u zì Lillo Di Caro era anziano e sorvegliato. Era difficile incontrarlo. Mi disse di tornare dopo 15 giorni".  

Ore 16,15. Il Pm Alessia Sinatra: "Andiamo ai fatti del processo, conosce Calogero Di Caro?"

Ore 16,10. "Francesco Fragapane mi fece la punciuta. Poi mandò a dire, dal carcere, tramite Giuseppe Sicilia, che lo avevo lasciato senza soldi e non dovevo andare più in giro per la famiglia". 

Ore 16,04. "Pasquale mi ha proposto di gestire la latitanza di Maurizio Di Gati. Gli ho trovato una casa, gli facevo la spesa e gliela portavo. Gli portavo anche gli altri affiliati che volevano incontrarlo. Dopo circa un anno gliel'ho consegnato per strada e l'ha portato da un'altra parte". Ho iniziato a gestire la latitanza di Di Gati da semplice avvicinato. Nell'ottobre del 2013 sono diventato reggente di Cosa Nostra a Favara sopo essere stato affiliato formalmente con la santina di Sant'Antonio da Padova".  

Ore 16. "Buonasera a tutti" - esordisce Quaranta - . "Ho deciso di pentirmi il 29 gennaio, dopo l'arresto. Dovevo fare un futuro diverso alla mia famiglia". Quaranta appare di spalle, inquadratura stretta sulla testa dove tiene un paio di occhiali. "Ho iniziato la mia esperienza in Cosa Nostra nel 2002, grazie a Pasquale Alaimo. Lo conoscevo da tempo e lavoravamo insieme per delle ditte di rifiuti. Sapevo che faceva parte di Cosa Nostra perché era tornato da poco libero dopo l'operazione 'Fratellanza'". 

Ore 15,57. Clamorosa gaffe del cancelliere del "sito riservato" che, collegato con l'aula 7 gremita, dice il nome della città dove si trova Quaranta. 

Ore 15,50. Si profila la possibilità di non sentire in aula il pentito Giuseppe Quaranta. I difensori chiedono di produrre i verbali e non procedere all'audizione. Il Pm Alessia Sinatra prende la parola: "Chiedo comunque di porre qualche domanda a chiarimento". L'avvocato Santo Lucia interviene "anche a nome dei colleghi" e non presta il consenso ad acquisire i verbali se si devono porre altre domande. Si procede quindi all'autizione. 

Ore 15,45. Inizia l'udienza. Il presidente del collegio Luisa Turco con i giudici a latere Rosanna Croce ed Enzo Ricotta entrano in aula e chiamano l'appello. Presenti tutti gli imputati tranne Calogero Di Caro che ha rinunciato ad essere presente. Il presidente mette a verbale che l'udienza è iniziata in ritardo "per problematiche legate al trasporto degli imputati detenuti".   

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