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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mafia Licata

"Non un consigliere colluso ma un mafioso candidato e fatto eleggere dalla cosca", i dettagli

Secondo gli inquirenti il bancario Salvatore Montalto non sarebbe sceso a patti dopo il voto ma sarebbe arrivato in aula grazie alla macchina organizzativa del "paracco". Il ruolo "inconsapevole" del deputato regionale e le strutture sanitarie asservite al clan

Non un consigliere comunale che scende a patti con la cosca locale ma un mafioso che viene eletto dalla consorteria criminale del posto per portare avanti i propri interessi sul territorio: dalla droga, alle estorsioni, ai lavori pubblici e tutto il resto.

A sottolineare il ruolo di Salvatore Montalto, 52 anni, dipendente dell'Unicredit arrestato oggi all'alba con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione "Oro bianco", in occasione della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli, sono stati il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo, e il tenente colonnello Luigi Di Santo, a capo del reparto operativo.

Agli atti dell'inchiesta ci sono numerose intercettazioni che scandiscono tutte le fasi che portano alla sua elezione: dall'individuazione del candidato del gruppo dei Pace, alla ricerca dei voti (in un caso era necessario persino trovare un normografo per fare votare un analfabeta), alla conta dei voti. 

Montalto, nel giugno del 2017, sarà eletto con oltre 400 voti ma la consorteria resterà delusa perchè il candidato a sindaco sostenuto da Montalto, che correva con l'Udc - ovvero Rosario Bellanti -, è stato sconfitto da Stefano Castellino.

"Siamo a mare - dice uno sconsolato Domenico Manganello, capogruppo del "paracco", ovvero la cosca mafiosa, a Gioacchino Pace. Castellino possibilmente diventa già sindaco. Forse non arriviamo primi neanche nella lista nostra, vergogna!".

Rabbia e delusione anche se l'obiettivo di fare eleggere un proprio consigliere comunale, sostiene l'accusa, va comunque in porto. Ma non solo. Alla fine l'obiettivo di arrivare a capo della lista dell'Udc va in porto.

"Nelle ore successive - sottolinea il gip Filippo Serio nel provvedimento - i vari componenti del paracco, fra i quali Sarino Lauricella, Rosario Meli e Sarino Lo Vasco, comunicano a Montalto i risultati elettorali". 

Gioacchino Pace, all'alba, commenta soddisfatto: "E' il primo della lista, meno male va. Camminiamo con un pò di dignità". 

Un capitolo a parte del provvedimento riguarda il deputato regionale Carmelo Pullara, non indagato, la cui posizione appare un pò "traballante". "Conferma eloquente della capacità degli esponenti del paracco di influenzare le competizioni elettorali arrivava pochi mesi più tardi in occasione delle competizioni elettorali. I vertici del paracco individuavano in Carmelo Pullara il candidato sul quale fare convergere i voti controllati dall'organizzazione".

Il motivo sarebbe stato quello di ricevere, in cambio, "favori di ogni genere, soprattutto in ragione della sua veste di dirigente dell'Azienda sanitaria provinciale di Agrigento". Pullara, nel frattempo eletto e divenuto pure componente della commissione antimafia, però non è indagato. "Non altrettanto chiara - scrive il gip - è la consapevolezza di Pullara, che pure si attivava in favore degli esponenti del paracco, con favori di varia natura, della collocazione associativa delle persone con cui veniva in contatto nonchè delle modalità con cui venive agevolata la sua elezione".  

Manganello e Montalto, nel frattempo insediatosi al consiglio comunale, nell'estate del 2017, quindi, organizzano una raccolta di voti avendone poi in cambio, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, dei favori in ambito ospedaliero. I due esultano in piena notte, il 6 novembre, quando scoprono che Pullara è stato eletto all'Ars con 9.400 voti.

"Ottenuto il successo - scrive il gip - si attivano per passare all'incasso". Tutti i passaggi sono scanditi dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. 

Pullara, secondo quanto si legge negli atti dell'inchiesta, avrebbe ricambiato i favori mettendo i servizi dell'ospedale San Giacomo d'Altopasso e di altre strutture sanitarie a disposizione per amici, parenti e uomini vicini al clan il cui punto di riferimento era Manganello. Si va dalla raccomandazione per ottenere una camera singola, ai favoritismi nelle liste di attesa a numerosi altri trattamenti privilegiati, definiti "di deprecabile malcostume" dal giudice. In alcuni casi sarebbe stato direttamente un primario di un reparto a mettersi a disposizione, previa raccomandazione di Pullara. Il clan, inoltre, si sarebbe attivato anche per raccomandare l'assunzione di una donna a loro vicina che verrà poi assunta come operatrice socio sanitaria in una Onlus. 

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