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Mafia e traffico di droga, undici assoluzioni definitive al processo "Montagna"

La procura generale non ha impugnato il verdetto che, quindi, diventa definitivo. Resteranno fuori dal processo in Cassazione, fra gli altri, Roberto Lampasona, Raffaele Salvatore Fragapane e il medico Pietro Reina

Undici assoluzioni, decise lo scorso 13 luglio dalla Corte di appello di Palermo, diventano definitive. Arriva il primo punto fermo nell'ambito della maxi inchiesta Montagna che ha disarticolato, con il blitz del 22 gennaio del 2018, il nuovo mandamento mafioso.

La procura generale, infatti, alla scadenza dei termini, ha deciso di non impugnare il verdetto per nessuno degli imputati scagionati: il processo, in Cassazione, sarà invece fissato nelle prossime settimane per i 34 riconosciuti colpevoli.

Il personaggio principale dell'inchiesta è il quarantunenne Francesco Fragapane, figlio del boss ergastolano ed ex capo provinciale di Cosa Nostra Salvatore Fragapane, ritenuto il capo e promotore del nuovo mandamento della Montagna: i giudici di secondo grado lo hanno condannato a 14 anni, riducendo la pena a venti anni di reclusione inflittagli in primo grado per effetto dell'esclusione dell'aggravante del riciclaggio e della singola assoluzione dall'accusa di estorsione ai danni di un'impresa di Prizzi.

Questi gli assolti: Adolfo Albanese, Giuseppe Blando, Vincenzo Mangiapane (classe '54), Pasquale Fanara, Roberto Lampasona, Domenico Maniscalco, Angelo Giambrone, Vincenzo Spoto, Raffaele Fragapane, Giovanni Gattuso e Pietro Reina. Quest'ultimo - difeso dagli avvocati Lillo Fiorello e Riccardo Pinella - è un medico al quale si contestava lo scambio elettorale politico-mafioso.

L'unica condanna cancellata rispetto al processo di primo grado è quella a carico del quarantatreenne Raffaele Salvatore Fragapane (cugino di Francesco) al quale erano stati inflitti 10 anni e 8 mesi di reclusione. I giudici hanno accolto l'appello del difensore - l'avvocato Giuseppe Barba - e hanno cancellato la condanna per associazione mafiosa. 

Fra le assoluzioni confermate, quelle di Albanese (difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Simona La Verde) e di Lampasona: nei confronti di quest'ultimo i pm avevano chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi. I difensori - gli avvocati Antonino Gaziano e Salvatore Manganello - avevano sostenuto la totale estraneità alle accuse di mafia che erano state già escluse nel processo "Nuova Cupola". Molte condanne per associazione mafiosa sono state ridotte per effetto dell'esclusione dell'aggravante del riciclaggio. 

Ecco il dettaglio delle condanne decise in appello: Francesco Fragapane (14 anni); Giuseppe Quaranta (7 anni, 6 mesi e venti giorni); Luciano Giuseppe Spoto (16 anni); Giuseppe Nugara (16 anni); Salvatore Di Gangi (13 anni e 4 mesi); Vincenzo Mangiapane, classe 1955 (11 anni); Calogero Limblici (10 anni e 4 mesi); Antonino Vizzì (10 anni e 8 mesi); Vincenzo Cipolla (10 anni e 8 mesi); Massimo Spoto (11 anni); Raffaele La Rosa (10 anni e 8 mesi); Giuseppe Vella (10 anni); Calogero Sedita (8 anni e 8 mesi); Angelo Di Giovanni (8 anni); Luigi Pullara (8 anni); Daniele Fragapane (6 anni); Stefano Valenti (6 anni); Gerlando Valenti (6 anni); Antonio Licata (3 anni e 8 mesi); Calogero Quaranta (4 anni e 13 giorni); Calogero Maglio ( 4 anni e 8 mesi); Antonio Domenico Cordaro (10 anni e 50 mila euro multa); Franco D’Ugo (4 anni e 4 mesi e 5 mila euro multa); Santo Di Dio (4 anni); Vincenzo Dolce (3 anni); Francesco Maria Drago (1 anno e 8 mesi e mille euro multa); Alessandro Geraci (3 anni); Francesco Giordano (6 anni e 80 mila euro multa); Antonio Maranto (12 anni e 12 mila euro multa); Pietro Paolo Masaracchia (4 anni e 4 mesi e 5 mila euro di multa); Vincenzo Pilliterri (6 anni e 4 mesi e 14 mila euro multa); Salvatore Puma (6 anni e 20 mila euro multa); Concetto Errigo (4 anni e 4 mila euro di multa); Carmelo Battaglia (4 anni e 4 mila euro).

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