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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mafia Licata

"Fermato e pestato in strada, volevano 11.500 euro": bracciante in lacrime racconta tentativo di estorsione

Sotto accusa Antonino e Paolo Greco, padre e figlio di Licata. La presunta vittima: "Colpito con un violento pugno in testa, poi sono riuscito a fuggire"

"Scendi dall'auto che ti devo parlare, ci devi dare 11.500 euro". Dalle minacce al pestaggio: "Mi ha dato un violento pugno in testa, erano in due e sono scappato". Giuseppe Scibetta, bracciante agricolo oggi disoccupato, piange prima di iniziare la sua deposizione davanti ai giudici della seconda sezione penale.

La presidente del collegio Wilma Angela Mazzara, che fa mettere a verbale la circostanza, lo invita a calmarsi. Il suo racconto, rispondendo alle domande del pm della Dda Pierangelo Padova e al difensore degli imputati, l'avvocato Francesco Lumia, è abbastanza dettagliato. Il processo è quello a carico di Antonino e Paolo Greco, padre e figlio, di Licata, 51 e 24 anni.

La vicenda scaturisce da un'indagine su tre presunti casi di usura e altrettanti di tentata estorsione che risalirebbero al periodo compreso fra il 2016 e il 2019. Nel primo episodio la vittima, alla quale erano stati prestati 35mila euro, sarebbe stata costretta dai due imputati a restituirne 54mila, con un tasso di interesse del 54 per cento. Il solo Antonino Greco, per costringerlo a pagare, lo avrebbe picchiato e minacciato di uccidere i suoi familiari. Un'altra vittima dello strozzinaggio, al quale sarebbe stato imposto di restituire un prestito con un tasso del 240 per cento annuo, sarebbe stata aggredita con un tubo di acciaio da Antonino Greco e minacciata di morte.

Padre e figlio, inoltre, avrebbero fermato l'auto di Scibetta, minacciando di ucciderlo con un bastone se non gli avesse dato 11.500 euro. La vittima sarebbe stata brutalmente picchiata per il rifiuto di pagare. "Li conoscevo di vista e neppure sapevo il loro nome - ha detto -, mi hanno fermato con l'auto dicendomi di scendere. Mi hanno detto che dovevo dargli 11.500 euro ma io non dovevo nulla a nessuno". La minaccia diventa esplicita: "Se non ce li dai, ti ammazzo".

E si passa al pestaggio: "Il padre mi ha dato un violento pugno in testa, a quel punto sono fuggito. Il figlio mi ha detto di non scappare ma sono riuscito ad andare via, non mi hanno inseguito". Il bracciante agricolo racconta di averci pensato tutta la notte e di avere deciso, l'indomani, di presentare denuncia. I due imputati sono stati riconosciuti in caserma sulla base di alcune foto che gli sono state mostrate. "Conoscevo di vista il figlio che lavorava al mercato ma neppure sapevo come si chiamassero, a Licata li chiamano Barbera ma credo sia il soprannome. Se mi sono preoccupato? Ero sconvolto ma tranquillo perchè non ho nulla da temere". 

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