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Sabato, 27 Aprile 2024
Il dramma dell'immigrazione / Lampedusa e Linosa

Ha perso i due fratelli nel naufragio: diciassettenne dimessa dal poliambulatorio

La ragazzina tunisina, in stato di choc dopo essere rimasta in acqua per quattro ore, ha lasciato il presidio sanitario ed è stata trasferita all'hotspot

Ha lasciato il Poliambulatorio ed è stata trasferita all'hotspot di contrada Imbriacola la diciassettenne tunisina che, venerdì scorso, in acque Sar Maltesi, ha perso due fratelli di 7 e 27 anni. Il naufragio del barchino sul quale viaggiavano ha fatto sì che l'adolescente finisse in acqua e vi è rimasta per circa 4 ore, vedendo scomparire fra le onde i fratelli. La ragazza, in fortissimo stato di choc, dopo lo sbarco a molo Favarolo, è stata portata al Poliambulatorio e vi è rimasta fino a stamattina. A prendersi cura di lei, oltre ai medici, suor Maria Ausilia, una salesiana che da tre anni opera a Lampedusa e che, assieme ad altre due monache, assiste i migranti che sono più in difficoltà degli altri. 

"Era un po' più serena ed è stata dimessa - racconta suor Maria Ausilia - . E' stata portata all'hotspot dove mi appresto ad andare per cercare di incontrarla". Dal momento dello sbarco in poi, la diciassettenne - di cui nessuno è riuscito a capire il nome - ha sempre e soltanto visto accanto a se il volto di suor Maria Ausilia. Ed è per questo motivo, per cercare di continuare a portarle serenità, che la salesiana vuole reincontrare, all'hotspot, la ragazza. Le quattro donne, superstiti del naufragio, sono state assistite ieri e oggi da un'equipe di Medici senza frontiere. Otto i cadaveri, fra cui quelli di due donne, che dopo il doppio naufragio di venerdì, sono stati recuperati. 

"Fare ponte tra i lampedusani e gli immigrati": il progetto delle suore sulle orme del Papa

Vivono in un appartamento nel centro di Lampedusa e quotidianamente fanno la spola da molo Favarolo all'hotspot, passando anche per Poliambulatorio. Sono tre le suore che si prendono cura dei migranti, più in difficoltà degli altri, che sbarcano a Lampedusa. E' da novembre 2019 che, sull'isola c'è il progetto "Fare ponte tra i lampedusani e gli immigrati" dell’Uisg (Unione internazionale superiore generali). Un progetto nato dopo che Papa Francesco, l'8 luglio 2013, fece il suo primo viaggio apostolico a Lampedusa. Il pontefice si accorse, allora, che in campo per assistere i migranti c'erano tutti, ma non le suore. 
Oltre a suor Maria Ausilia e a suor Ines, c'è anche suor Paola, originaria di Vercelli, abile falegname, che ha realizzato sedili e bancali, collocati su molo Favarolo, per far sedere i migranti subito dopo lo sbarco. "Suor Paola - racconta suor Maria Ausilia che è originaria di Cammarata - faceva già questi lavori quando era in Argentina. Per dare dignità alle persone che sbarcano e sono stremate, non facendole sedere per terra, ha costruito bancali e sedili e, adesso, sta facendo anche dei sediolini per i più piccoli".

Le donne sopravvissute al naufragio: "Vogliamo vedere se ci sono salme di parenti"

"Vogliono vedere le salme nella camera mortuaria del cimitero di Lampedusa, per loro è un passaggio fondamentale. Sono musulmane ed è importante anche ai fini religiosi. Ed è una delle prime cose che hanno chiesto di poter fare, ossia capire se fra quei sei uomini ci sono o meno mariti e fratelli".

Lo ha spiegato, dopo aver concluso la due giorni di supporto psicologico alle quattro donne superstiti del naufragio in area Sar maltese, Michele Alma, psicologo di Medici senza frontiere.

"Drammatico per le quattro donne, tre della Costa d'Avorio e una della Guinea - ha raccontato Alma - anche il momento in cui hanno chiamato i familiari rimasti in patria. Abbiamo fornito loro il telefono e abbiamo dato la possibilità di mettersi in contatto con i parenti, avvisandoli che ce l'hanno fatta ad arrivare in Italia e due di loro hanno perso mariti e fratello".

Le quattro sopravvissute non hanno spiegato cosa le abbia spinte a scappare dai loro paesi d'origine, né quanto tempo sono state in Tunisia prima di imbarcarsi: "Hanno detto solo che scappavano dal loro Paese, nulla di più", ha concluso lo psicologo Alma.

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