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Cronaca

Un giramondo in Guatemala, l'agrigentino Filippo: "Sogno un futuro vicino alla mia famiglia"

Ha vissuto in 40 Paesi, è un vero cittadino del mondo. Il nostro volto della settimana è un 34enne pieno di ambizioni e tante esperienze vissute

Sei un imprenditore, uno studente, un pizzaiolo o anche un "cervello" in fuga?  Abbiamo deciso di dare voce agli agrigentini fuori sede. Le loro esperienze, i loro racconti e le loro storie possono essere da esempio per chi ha voglia di tornare o anche di restare. Dedicheremo uno spazio settimanale, un focus che serva a raccontare le vite ormai lontane dall’ombra della Valle dei Templi. Un microfono aperto a tutti, una volta a settimana. Se un agrigentino fuori sede? Raccontati ad AgrigentoNotizie.

Essere cittadini del mondo si può? Chiedere all’agrigentino, Filippo Barone. Lui, il giramondo, che ha vissuto in 40 Paesi. Usi, costumi e culture: tutto diverso, nuovo e da scoprire. Delle scarpe comode e l’ambizione in tasca, ma anche la voglia matta di conoscere gente e di provare vivere nuove vite.

Filippo Barone ed oggi vive in Guatemala. Nel suo curriculum il Messico, ma anche Londra e New York, passando per Granada, Cile e Colombia. Filippo ha camminato tanto, ne ha viste troppe ma non intende fermarsi. Progetti di vita che hanno arricchito il suo immenso bagaglio culturale. Il Covid 19 lo ha “stoppato”, ma lui è pronto per viaggiare e fare nuove esperienze. Manager, ma anche ristoratore e bartender, ecco chi è il nostro volto della settimana.

Ciao Filippo raccontaci la tua storia...

Sono di Agrigento, ho quasi 34 anni, ho studiato amministrazione di impresa a Siena dove non ho potuto finire l’Ultimo anno per problemi familiari, quindi mi sono ritrovato in Sicilia per qualche mes, prima di lasciare l’Italia per un pezzo. All’università ho avuto l’opportunità di poter fare un anno di Erasmus in Spagna a Granada, una bellissima esperienza , che mi ha marcato molto, sia nel campo sociale, che culturale ed infine amoroso. Per tutte e tre le ragioni, nel bel mezzo dei problemi familiari in cui attraversavo, mi sono spinto a raggiungere la Spagna per intraprendere un progetto imprenditoriale, iniziato dall’organizzare feste ed eventi con studenti Erasmus e non, ma anche viaggi, finendo con aprire il mio primo ristorante pizzeria, nel centro di Granada, con piatti tipici siciliani, dall’inconfondibile nome di Pirandello. Trascorsi 4 anni in Spagna, finendo la mia relazione, decisi di vedere tutto e cambiare paese e continente, iniziando una nuova avventura. Ho sempre avuto molto interesse alla multiculturalità, iniziata con innamorarmi sin da bambino delle sfilate del Mandorlo in Fiore, facendo poi parte del più prestigioso gruppo di ballo della nostra città, il gruppo folk città di Agrigento , con cui ho condiviso momenti indimenticabili sia in Italia che all’estero, ed anche all’uso di piattaforme online come couchsurfing, che danno la possibilità di ospitare o farsi ospitare gratuitamente ,e da li ho ospitato circa 250 persone da tutto il mondo.Inizia il viaggio verso il nuovo mondo, centro America e Guatemala. Anche li cominciai un nuovo progetto imprenditoriale, insieme alla collaborazione di persone locali, aprendo vari locali nel campo della ristorazione e della vita notturna. A parte ciò, iniziai una collaborazione con varie organizzazioni, universitarie e del governo, per lo scambio di culture , di lingue ed aiuti a comunità di gente indigena. Ebbi l’opportunità di fare dei corsi per potere insegnare lingue e fu un esperienza incredibile. Dopo 3 anni in Guatemala, decisi di lasciare tutto e attraverso l’aiuto di una organizzazione, arrivai in un progetto per aiutare bambini disagiati in Colombia per 3 mesi, dopo di ciò, il governo colombiano mi offri l’opportunità di lavorare 3 progetti di istruzione in scuole pubbliche, insegnando a bambini dai 5 anni a ragazzi di 19. Esperienze uniche dal punto di vista umano, che mi hanno messo in contatto con tantissimi bambini e ragazzi, ogni scuola contava con almeno 5000 bambini che andavano a scuola in 2 turni giornalieri, e con altri colleghi , circa 200, provenienti da 70 paesi di tutto il mondo. Ho arricchito il mio bagaglio culturale, riuscendo a lavorare in gruppo , e come team leader, partecipando a varie riunioni interamericane con migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, studiando bene varie lingue come spagnolo, inglese e portoghese e viaggiando in lungo e in largo per i paesi del centro e sud America. Ricordo ancora bene il viaggio che decidi’ fare da solo un giorno, partendo dalla Colombia in bus fino al sud del Cile, circa 9500 km, attraversando 6 stati e tantissimo da vedere e conoscere. Dopo la Colombia, il richiamo di casa, decisi tornare per qualche settimana, per poi andare a fare un corso da croupier in Puglia e poi andare a lavorare come croupier di Casinò in Inghilterra per circa un anno. Un anno interminabile, pieno di lavoro, poche soddisfazioni perché si viveva molto isolati dal mondo esterno e tanta pioggia, per questo motivo, dopo aver passato le vacanze del mio compleanno negli Stati Uniti, decisi di trasferirmi a New York, per conoscere e vivere un po’ una delle città più famose e cosmopolite del mondo. Sono stato a fare un corso professionale di Bartender nella città più famosa al mondo per i cocktails e da li a poco avevo conosciuto degli italiani che lavoravano li, con cui ho avuto il piacere di collaborare nella organizzazione di feste private e catering Vip, un privilegio che mi ha dato la possibilità di vivere e conoscere l’alta società ma anche cose che si vedono solamente nei film. Da li, il richiamo del mondo latino e di amici anche siciliani e agrigentini, come Giovanni Buzzurro, un amico carissimo da tutta una vita che da tempo si è trasferito e vive in Messico con tutta la sua famiglia.  Mi presi i primi 2 mesi per viaggiare in lungo e in largo, dalla capitale, agli stati del Messico più famosi, finendo per la famosissima costa dei Caraibi. Da li tornai a città del Messico, un posto immenso, la città più estesa del mondo, con circa 30 milioni di abitanti e cominciai a lavorare come assistente manager e poi manager nel ristorante Italiano più famoso del Messico, che stava dentro l’hotel Four Seasons. Li ho avuto modo di conoscere tantissimi personaggi famosi ed artisti, dalle serie tv latine, agli attori, ai politici, al presidente del Messico, cosi come a presidenti di altri paesi ed anche artisti di ogni genere ed atleti famosi. Il ristorante faceva parte di una piccola catena che comprendeva ristoranti in altre città, come Acapulco, quindi mi sono ritrovato a viaggiare in lungo e in largo in base alle esigenze della compagnia. Dopo circa un anno, ho aiutato come manager all’avviamento di un nuovo ristorante di lusso sempre nella capitale, però siamo stati vittime del grande terremoto che ha colpito la capitale, che ha lasciato dietro 40 edifici collassati, più di 4000 edifici inagibili e centinaia di morti. E’ stata una esperienza tremenda da vivere e rivedere ogni volta nei propri occhi, migliaia di persone per strada , senza casa, avendo perso tutto. Da quel giorno, abbiamo convertito il ristorante in centro di aiuti, quindi ricevevamo donazioni, che poi riorganizzavamo in pacchi, che poi spedivamo con camion alle persone bisognose, facevamo parte dei gruppi di aiuti, che a turno andavano a scavare le macerie per cercare dispersi. Finita questa esperienza, mi decisi per cambiare aria, tornai ai Caraibi, dove mi chiamarono per allestire una caffetteria Starbucks in un hotel boutique e poi un altro progetto dove ho dovuto progettare l’apertura di un bar, panificio e gelateria in un isola incantevole, Holbox.Finito il Messico, ritornai in Europa, prima l’Italia e poi a Malta, dove ho lavorato come manager,prima per una catena internazionale di fast food, KFC, e poi in un ristorante bistro francese in tutto per un anno e mezzo. Non essendo innamorato di Malta , sono tornato a casa in Sicilia per le vacanze di Natale e dal 13 di gennaio che sono tornato in Guatemala, dove ho vissuto da lontano la situazione del Coronavirus prima al nord Italia e poi al sud giù da noi. Sono bloccato qui, senza possibilità di uscire dal paese e con l’impossibilità di raggiungere l’Italia e la mia Agrigento, cosi come i miei cari e mio padre che vorrei tornare ad abbracciare dopo tantissimo tempo. Ho parlato con l’ambasciata italiana in Guatemala, e dopo qualche tempo si sono fatti sentire , per un viaggio di rimpatrio per gli italiani, a pagamento, che partiva dal Guatemala ed arrivava in Germania. Ovviamente rifiutai perché per me che non sono tedesco non sarebbe stato un viaggio di rimpatrio". 

Ti manca la tua città ?

"La mia citta Agrigento mi manca tantissimo, e dopo questa grande emergenza sanitaria per il Coronavirus, che ha stravolto la vita di tutti, bloccando già dall’inizio il mio possibile progetto imprenditoriale qui in Guatemala, mi ha aperto gli occhi sull’importanza delle priorità nella mia vita. Mi vedo con un futuro nella mia terra vicino alla mia famiglia ed ai miei amici di sempre".

In cosa dovrebbe migliorare la tua città?

"Avendo conosciuto moltissimi paesi, circa 40, posso dire che ho imparato molto da ogni posto che ho visitato, dalle culture e dalla gente . Posso dire che ogni paese è costituito da leggi, tradizioni, usanze e dalle persone che lo vivono. Ho trovato posti con una totale assenza delle forze dell’ordine , però con un alto rispetto dei suoi cittadini verso il proprio territorio ed ambiente. Mentre ho visitato anche paesi con un alta presenza di forze dell’ordine e telecamere , però piena di cittadini irrispettosi delle leggi vivendo nel più completo degrado. Io penso che noi siamo nati benedetti, solamente dal fatto di potere essere nati in questa terra fantastica ed unica che è la Sicilia, ed in particolare ad Agrigento, una piccola città, alla portata di tutti, non molto estesa e non molto abitata, dove tutti si conoscono e dove si ha una grande qualità di vita che altrove non c’è. La possibilità per molto di avere tempo libero, da potere passare in famiglia, e potere condividere i pranzi e le cene in casa tutti insieme, sono cose che ho visto e vissuto, assenti fuori. I problemi della nostra città , credo che siano legati solamente a noi. Mi riferisco alle tante piccole cose che ognuno di noi dovrebbe fare per coscienza propria, dal problema della spazzatura buttata per strada a tante altre cose, che possono essere piccole se fatte da una sola persona, ma diventano un problema della città se le fanno tutti. Penso che si sia perso un poco di dovere morale, da parte delle nuove generazioni". 

Cosa ti manca di Agrigento?

Di Agrigento mi manca tutto quello che ho dentro di me. I ricordi dei momenti vissuti, molte cose che ormai, la gente di oggi che non fa parte della mia generazione non può capire perché non ha mai avuto la possibilità di viverle. Parlo di una Agrigento nel fior fiore  del suo splendore degli anni novanta, splendore che si è pian piano svanito con l’arrivo dell’euro, della brutta politica nazionale e poi cittadina, vittima della crisi. Mi manca tanto l’Agrigento che viveva le sue stagioni , con le strade piene di gente ed i negozi pieni come i suoi locali, tutti pieni, sia di giovani che per gente più matura. Ma anche la Agrigento piena di turisti, di feste e di agrigentini felici per le strade, cosi come in ogni casa. Ogni volta che scendo a casa vedo sempre molta più tristezza per le strade, basta vedere le poche persone rimaste a viverci, quelle che si hanno lottato e tanto ed hanno creduto che potrebbe un giorno tornare qualcosa che c’era prima e tante persone che ormai si sono arrese, che non trovano stimoli e risparmiano energie a discapito della città e del suo benessere. Mi piacerebbe tornare per cercare di fare qualcosa di buono, dare l’esempio, e contribuire con il mio piccolo magari a smuovere vecchie anime a riprendersi quello che è sempre stato bello, una vita ad Agrigento".

Hai un consiglio per i giovani agrigentini?

"Si, di ricercare i vecchi valori dalle persone che hanno una o due generazioni  in più, come fratelli maggiori, genitori o nonni, e farsi spiegare come era vivere prima ad Agrigento, come ci si divertiva in modo sano e cosa si face per rispettare la città ed i cittadini, cercando di trovare nel profondo un amore verso la città, perché senza, vedo difficile che si possa cambiare qualcosa, già che tutti i giovani non vedono l’ora di finire le scuole per lasciarla".

Sogni di tornare?

"Certo, il prima possibile, una volta che me lo permetteranno".

Come stai vivendo questi giorni di piena emergenza?

"Rinchiuso in casa , parlando tutti i giorni con familiari ed amici, con tanta paura che possa passare qualcosa a loro".

Qual è il tuo più grande sogno? 

"Il mio più grande sogno è quello di poter aiutare la città a tornare ai livelli più alti del suo grande splendore, innamorando una volta di più chi ci abita ed il potere passare il resto della mia vita nella più bella città dei mortali".

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