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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Meccanico morto in un'esplosione all'officina aziendale, assolto titolare della società

I giudici della Corte di appello riformano la sentenza di primo grado con cui era stato condannato il legale rappresentante di Agriscia, ritenuto responsabile dell'incidente che è costato la vita al 49enne Liborio Di Vincenzo

Sentenza di primo grado ribaltata: i giudici della Corte di appello hanno assolto "perchè il fatto non sussiste" Angelo Scopelliti, 74 anni, legale rappresentante della società Agriscia, riconosciuto colpevole in primo grado di omicidio colposo e di alcune violazioni della normativa in materia di sicurezza sul lavoro nell'ambito dell'inchiesta per la morte del meccanico Liborio Di Vincenzo.

L'operaio di 49 anni morì in seguito all’esplosione nell'officina del centro di distribuzione di riviste “Agriscia” di contrada San Benedetto, avvenuta il 16 ottobre del 2010. La sentenza di primo grado era stata emessa, il 19 dicembre di tre anni fa, dal giudice monocratico Fulvia Veneziano che aveva condannato l'imputato a 9 mesi di reclusione.

Sempre in primo grado era stata decisa l'assoluzione per Giovanni Caminiti, 65 anni, di Messina, medico delle due società coinvolte nella vicenda. Nella lista degli imputati, infine, figurava pure il grottese Salvatore Zaffuto, legale rappresentante della Cts scarl, ditta che operava nell'officina e alle cui dipendenze lavorava la vittima, morto durante il processo.

In appello, in seguito al ricorso dei difensori di Scopelliti - gli avvocati Salvatore Maurizio Buggea e Francesca Picone - è approdata la sola posizione di Scopelliti. Di Vincenzo, secondo la ricostruzione dell’episodio, stava tentando di riparare la frizione di un furgone quando la cartuccia del saldatore che stava utilizzando provocò una deflagrazione e un incendio che lo travolse in pieno provocandogli ustioni sul 95 per cento del corpo.

L’operaio morì otto giorni dopo in ospedale. Secondo quanto si ipotizzava, il meccanico non doveva essere utilizzato con quelle mansioni e la tragedia si sarebbe potuta evitare se si fossero adottate alcune cautele come la predisposizione di piani di prevenzione e l’elaborazione di un "adeguato piano informativo dei rischi".

La difesa aveva sostenuto, oltre a una serie di irregolarità formali legate all'uso delle prove, che Scopelliti non avesse alcuna responsabilità nell'incidente perchè l'operaio era dipendente della Cts scarl e non di Agriscia con la conseguenza che non spettava a lui l'organizzazione del lavoro nell'officina. 

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