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La sentenza / Sciacca

Intreccio tra mafia e politica, boss e assistente parlamentare condannati in appello

Si tratta del processo di secondo grado scaturito dall’inchiesta “Passepartout”. Pene leggermente ridotte per Accursio Dimino e Antonello Nicosia

Sentenza di appello per quattro imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia “Passepartout”che ha fatto luce sulla cosca mafiosa di Sciacca e sui rapporti con la politica e le famiglie mafiose americane. In appello ci sono state lievi riduzioni di pena. 

Accursio Dimino, ritenuto il nuovo capo della famiglia di Sciacca, è stato condannato a 18 anni e 8 mesi (in continuazione con una precedente condanna); l’ex assistente parlamentare Antonello Nicosia, di Agrigento, è stato condannato a 15 anni di reclusione (16 anni e 8 mesi era stata la condanna in primo grado). Entrambi sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa; 2 anni, 8 mesi e 10 giorni di reclusione sono stati inflitti ai gemelli Paolo e Luigi Ciaccio, accusati di favoreggiamento. La figura principale è Antonello Nicosia. Pedagogista, esponente dei Radicali Italiani, noto per le sue battaglie in favore dei diritti dei detenuti, Nicosia era considerato un insospettabile. Le indagini lo descrissero invece come “pienamente inserito in Cosa nostra”. 

Parlava come un uomo d’onore, avrebbe progettato insieme a Dimino, danneggiamenti, estorsioni e omicidi. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Giusy Occhionero, ex deputata di Leu, poi passata a Italia Viva, secondo l’accusa, incontrava boss detenuti, dava loro consigli, si accertava che non si pentissero e riferiva all’esterno i loro messaggi. Grazie al rapporto con la Occhionero, ad esempio, Nicosia ha incontrato boss detenuti al 41 bis come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro.

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