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Sabato, 27 Aprile 2024
Tribunale / Lampedusa e Linosa

"Cu ci leva u pani ai me figli io ci levu a vita": imprenditore condannato per minacce a Martello

Trenta giorni di reclusione al titolare di una ditta di autonoleggio di Lampedusa che non aveva "gradito" l'ordinanza dell’ex sindaco che imponeva limitazioni di tipo ambientale alla circolazione delle vetture

Un mese di reclusione per l'accusa di minaccia all'ex sindaco di Lampedusa, Totó Martello.
 

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Manfredi Coffari. 

“Cu ci leva u’ pani ai miei figghi i’ ai miei niputi, io ci levo a’ vita. Toto’, u’ capisti? (A chi leva il pane ai miei figli e ai miei nipoti io gli levo la vita. Toto’, lo hai capito?, ndr)”.

E poi ancora: "Ti manciu u cori...ripensaci perché stavolta minni vaiu in galera".
 

L'imprenditore Stefano Cucina, titolare di una ditta di autonoleggio dell'isola, non aveva gradito l'ordinanza allora emessa dal sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, che imponeva precise limitazioni della circolazione delle autovetture legate alle nuove normative di natura ambientale.

Il provvedimento, in particolare, prevedeva il divieto di circolazione delle auto e dei veicoli commerciali "Euro 0", "Euro 1" ed "Euro 2", e dei ciclomotori "Euro 0". 

Stefano Cucina, temendo di vedersi bloccare gli affari della sua attività, pubblicò una diretta facebook con cui "invitava" il sindaco a rivedere la propria posizione, aggiungendo che, in caso contrario, gli avrebbe "tolto la vita", "manciato u cori" e si sarebbe "rovinato" finendo "in galera".

Dopo la denuncia, Cucina è finito a giudizio e l'ormai ex sindaco si è costituito parte civile con l'assistenza dell'avvocato Nicolò Grillo. Il giudice ha stabilito un risarcimento di 500 euro.

Ad annunciare la sentenza, pubblicando il dispositivo su Facebook, è lo stesso Martello che ha rifiutato di ritirare la querela dopo che gli era stato chiesto di farlo alla luce di un successivo video di scuse.

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