rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Positivi, non malati Covid: tutta la verità sui bollettini quotidiani che arrivano dagli ospedali

Grazie alla campagna vaccinale che protegge dalle forme gravi e con le nuove varianti che hanno soppiantato prima il ceppo di Wuhan e poi Delta, in ospedale chi viene ricoverato all’interno dei reparti Covid spesso ormai ci finisce non a causa di deficit respiratori, ma scoprendo al momento dell'ingresso (che avviene per altri motivi) la positività

I ricoverati nei reparti Covid ordinari sono in aumento (più 224) e raggiungono i 10.241. In calo le terapie intensive (meno 6), ora sono 483: è quel che emerge dall'ultimo bollettino. A proposito di ricoveri ospedalieri: c'è un elemento che va rimarcato sui dati dei ricoveri in ospedale che emergono dai conteggi quotidiani, e che forse non a tutti è chiaro fino in fondo.

Grazie alla campagna vaccinale che protegge dalle forme di malattia più gravi e a fronte delle nuove varianti che hanno soppiantato nel tempo il ceppo di Wuhan e poi Delta, in ospedale chi viene ricoverato all’interno dei reparti Covid molto spesso oggi come oggi ci finisce non a causa dei deficit respiratori legati alle complicanze del virus Sars-CoV-2. Le polmoniti interstiziali bilaterali sono sempre più rare secondo quanto riferiscono medici infettivologi e virologi. La stragrande maggioranza dei pazienti sono persone che arrivano in ospedale con delle patologie, magari con un quadro clinico già complesso, e al tampone in ingresso o allo screening prima di un intervento chirurgico risultano positivi. A quel punto inevitabilmente diventano pazienti Covid, ma la loro "intensità" - in molti casi - non è più dettata dal Covid come nelle prime ondate che hanno messo sotto pressione il sistema ospedaliero da nord a sud: è invece la singola patologia diversa dal Covid a determinare la gravità e il conseguente ricovero in ospedale.

E' possibile aver qualche numero?  A gennaio il 34% dei pazienti positivi ricoverati in ospedale non era malato Covid: ovvero, non era in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non aveva sviluppato la malattia da Covid ma richiedeva assistenza sanitaria per altre patologie e al momento del tampone pre-ricovero risultava positivo al Sars-Cov-2. Uno su tre, dunque, sia pur con infezione accertata al virus Sars-Cov-2, era ospedalizzato per curare tutt’altro: traumi, infarti, emorragie, scompensi, tumori. I dati emergevano da uno studio fatto tre mesi fa da FIASO (la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere) sui ricoveri di 6 grandi aziende ospedaliere e sanitarie: Asst Spedali civili di Brescia, Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, Irccs Aou di Bologna, Policlinico Tor Vergata, Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino e Policlinico di Bari. Il 34% dei ricoverati in area Covid non manifestava segni clinici, radiografici e laboratoristici di interessamento polmonare: ovvero erano stati ricoverati non per il virus ma con il virus.

Mascherine al chiuso addio dal 1º maggio: ecco come stanno le cose

Ormai siamo tornati ad avere una vita "normale", senza restrizioni di sorta. La gente esce, lavora e fortunatamente è tornata ad avere una vita sociale (quasi) come prima del marzo 2020. Ogni giorno, a causa di traumi, incidenti, malattie, interventi d'urgenza e di routine, cure di vario tipo, in ospedale transitano migliaia di pazienti. Molti dei positivi che finiscono nel bollettino nazionale, che nel tardo pomeriggio continua a essere diffuso dal Ministero della Salute, sono pazienti arrivati in ospedale o al pronto soccorso per altri problemi e che, al momento del ricovero che prevede il tampone, vengono trovati portatori dell’infezione da Sars-Cov-2 ma senza sintomi di malattia. Dati certi e omogenei aggiornati ad aprile 2022 non ce ne sono, ma è facile supporre che quel dato stimato a gennaio (34% dei pazienti positivi ricoverati in ospedale non malato di Covid) sia in costante aumento, per più di un motivo: primo, il pieno ritorno a una vita normale con conseguente aumento di ricoveri per incidenti, traumi e altro. Secondo, con l'85 per cento di popolazione vaccinata, le varianti causano sintomi meno gravi, pur essendo più contagiose che mai. 

"Dobbiamo osservare con grande attenzione i dati relativi ai contagi, ma fortunatamente non vi è un'equivalente pressione sui nostri ospedali. E credo che il dato che dobbiamo osservare con maggiore attenzione non è il numero dei contagi fine a se stessi, ma capire come questi contagi incidono sui nostri ospedali. E ad oggi, sotto questo aspetto, i numeri sono ampiamente sotto controllo". Lo ha sottolineato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, questa mattina a 'Omnibus' su La7. "Dobbiamo dire con chiarezza - aggiunge Costa - che fine dello stato d'emergenza non significa fine della lotta alla pandemia. Significa proseguire ovviamente con prudenza, con senso di responsabilità, ma  oggi abbiamo una platea di 50 milioni di concittadini che responsabilmente si sono vaccinati e questo ci permette un percorso graduale di ritorno alla normalità". "Siamo in una fase delicatissima: bisogna continuare a lavorare sulla comunicazione perché quei 4 milioni che devono ricevere la terza dose - rimarca - è fondamentale che la ricevano, altrimenti saremo impreparati di fronte a una recrudescenza del virus. Sono messaggi di cui mi auguro che tutta la politica, in maniera trasversale, si faccia carico".

(fonte: Today)

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Positivi, non malati Covid: tutta la verità sui bollettini quotidiani che arrivano dagli ospedali

AgrigentoNotizie è in caricamento