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Acqua inquinata ad Agrigento, Codacons: "Abbiamo chiesto gli atti"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di AgrigentoNotizie

Ad Agrigento oltre alla confusione(forse voluta) stà passando un bruttissimo messaggio, neppure una ORDINANZA SINDACALE(mai revocata) che è Legge, viene rispettata da alcuni potentati METTENDO A RISCHIO LA SALUTE PUBBLICATA

Dopo il nostro intervento del 17 e la lettera del 20 u.s., indirizzata al Prefetto all'Asp Ufficio SIAN ed al Sindaco, con la quale abbiamo chiesto chiarimenti in merito alla reale situazione sull'inquinamento delle fonti idriche della Città di Agrigento, oggi, perdurando purtroppo uno stato di assoluta confusione ed allarmismo che potrebbe scaturire in una ribellione pubblica, abbiamo effettuato l’accesso agli atti per la tutela della salute pubblica degli agrigentini, abbiamo con precisione chiesto di avere rilasciato ufficialmente nel rispetto della legge 241/90 a tutela e nell’interesse dei cittadini, TUTTI I DOCUMENTI che compongono la pratica, relativa alla gestione della emergenza “inquinamento fonti di approvvigionamento città di Agrigento”:

  • Copia certificato ASP Ufficio SIAN Agrigento attestante l’inquinamento e trasmesso al Comune di Agrigento con n. Prot. 0162337 del 16.09.2021(specificando l’ora di trasmissione) acquisito al comune con Protocollo n. 59721;
  • Copia delle certificazioni di eventuali lavori ed interventi effettuati per eliminare l’inquinamento presso i punti ove è stato riscontrato in via definitiva;
  • Copia certificazione di eventuale avvenuta disinfestazione di tutte le fonti idriche in cui è stato riscontrato l’inquinamento;
  • Copia di verbale da parte della Polizia Locale di eventuale contestazione avverso l’Azienda AICA(Azienda Idrica Comuni Agrigentini) che non ha mai rispettato le Ordinanze del Sindaco e di conseguenza ha contravvenuto ad una disposizione della massima autorità cittadina incorrendo in tutti i casi così come disposto dall’art 650 del codice penale che dispone che : “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro”. Oltre a tale disposizione, che si applica su tutto il territorio nazionale, i singoli comuni possono disporre sanzioni amministrative aggiuntive, come la chiusura dell’attività o il ritiro della licenza o nei casi di tutte le altre ordinanze sindacali è discussa l’applicazione della sanzione panale.
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