Rivolta in carcere per ottenere il trasferimento, due condanne
Il giudice esclude, però, l'accusa di violenza a pubblico ufficiale e infligge sei mesi per danneggiamento
“Se entro questa sera non ci trasferite in isolameno, facciamo un macello”. Intimidazioni accompagnate dal danneggiamento di alcuni arredi della cella e rese più convincenti dalla minaccia di versarsi dell’olio bollente addosso e compiere altri gravi gesti di autolesionismo. Una vera e propria rivolta, nelle celle del carcere Petrusa di Agrigento, che però il giudice ha ritenuto meno grave rispetto all’impostazione accusatoria tanto da condannare i due imputati – due detenuti serbi – solo per l’accusa di danneggiamento ma non per quella di violenza a pubblico ufficiale.
La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Vincenzo Ricotta. Sei mesi di reclusione sono stati inflitti a Sasa Jovanovic, 33 anni, serbo e Jonathan Sergi, slavo solo di origini ma italiano anche di nascita. L’episodio al centro della vicenda giudiziaria è avvenuto l’11 ottobre dell’anno scorso. I due imputati, difesi dagli avvocati Calogero Lo Giudice e Luigia Di Fede, erano detenuti al carcere di contrada Petrusa per precedenti condanne per reati contro il patrimonio.
I due detenuti avrebbero preteso il trasferimento in un’altra sezione e, in particolare, avrebbero voluto essere destinati in isolamento.
Il giudice, al termine della camera di consiglio, ha assolto i due imputati, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di violenza a pubblico ufficiale e ha inflitto sei mesi di reclusione per l’accusa di danneggiamento dei due sgabelli che si trovavano dentro la cella.