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Venerdì, 26 Aprile 2024
Violenze domestiche

"Picchia la compagna incinta sbattendole la testa contro il muro": condannato 36enne

L'uomo è stato riconosciuto colpevole di lesioni aggravate e il giudice gli ha inflitto 9 mesi di reclusione. La vittima sarebbe stata colpita con pugni al viso: cade l'accusa di maltrattamenti

"Se non eri in gravidanza ti dovevo picchiare fino a farti uscire il sangue dal c..". Questi e altri insulti, accompagnati da ripetuti pestaggi, sono costati una condanna a Gianluca Infantino, 36 anni, la cui posizione, tuttavia, si è nettamente ridimensionata rispetto all'ipotesi accusatoria del pubblico ministero.

Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, gli ha inflitto 9 mesi di reclusione riqualificando l'imputazione iniziale di maltrattamenti in lesioni aggravate: il magistrato onorario della procura Margherita Licata aveva, infatti, chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi.

I fatti al centro del processo appena concluso, secondo l'ipotesi iniziale che non ha retto del tutto al vaglio del processo, risalgono al periodo compreso fra il maggio del 2017 e il luglio dell'anno successivo. Infantino avrebbe picchiato la compagna con cui conviveva con pugni sul viso e sbattendole la testa contro il muro.

Le aggressioni sarebbero state accompagnate da insulti e minacce di morte oltre che dalla minaccia di toglierle la bambina che portava in grembo, frutto della loro relazione sentimentale. La vicenda prende le mosse da una serie di denunce presentate dalla ragazza, all'epoca dei primi episodi nemmeno maggiorenne, che si è costituita parte civile con l'assistenza dell'avvocato Monica Malogioglio.

Il difensore dell'imputato, l'avvocato Calogero Lo Giudice, ha invece chiesto al giudice, ottenendolo, di riqualificare il fatto "perchè l'accusa di maltrattamenti che richiede una duratura convivenza di fatto è stata esclusa dal dibattimento in cui è emerso che l'imputato e la donna hanno diviso la stessa casa solo per un mese ovvero nel luglio del 2018".

La pena inflitta dal giudice, di conseguenza, è molto più contenuta rispetto alla richiesta del pm. 

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