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Venerdì, 26 Aprile 2024
La sentenza / Sciacca

"Peculato e falsa attestazione in servizio", dopo la condanna a 5 anni di reclusione e il licenziamento impiegato comunale viene assolto

Malgrado per alcuni reati fosse già maturata la prescrizione, la Corte d'appello ha ritenuto di entrare nel merito dei fatti, riformando radicalmente la sentenza e assolvendo l'imputato con ampia formula liberatoria

In primo grado - per le ipotesi di reato di induzione indebita, peculato e falsa attestazione in servizio - venne condannato, dal tribunale di Sciacca, a 5 anni di reclusione e licenziato dal Comune della città termale. Era il 27 marzo del 2019. Oggi, difeso dall'avvocato Teo Caldarone, la prima sezione penale della Corte d'appello di Palermo, presidente Adriana Piras, ha ribaltato la sentenza ed ha assolto - per insussistenza dei reati ascrittigli - Vincenzo Manzone, 59 anni, originario di Montallegro.

Manzone, dopo la sentenza di primo grado, nonostante dovesse ancora celebrarsi l'appello venne licenziato in tronco dal Comune di Sciacca. 

"Peculato", condannato a 5 anni di reclusione un impiegato comunale

Sull'impiegato comunale gravavano in particolare le dichiarazioni accusatorie rese da un testimone. Dichiarazioni ritenute false dalla difesa che ne ha dato dimostrazione nel giudizio di appello. Insussistenti, inoltre, sono stati ritenuti dalla Corte i fatti di peculato e falsa attestazione in servizio che avevano cagionato la perdita del posto di lavoro.

La sentenza della Corte d'Appello è arrivata a distanza di oltre 3 anni da quella del tribunale di Sciacca. E malgrado per alcuni reati fosse già maturata la prescrizione, la Corte ha comunque ritenuto di entrare nel merito dei fatti, riformando radicalmente la sentenza e assolvendo l'imputato con ampia formula liberatoria. La Procura generale aveva invece chiesto soltanto una lieve riduzione della pena inflitta in primo grado. 

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